Abbiamo raggiunto Riccardo Zoppini durante le sue vacanze spagnole post mondiali Junior in cui si è portato a casa la medaglia più prestigiosa, quella d’oro, insieme ai suoi compagni d’avventura Leonardo Apuzzo, Federico Dini, Aniello Di Ruocco e Aniello Sabbatino.
Riccardo ci racconta di essere cresciuto a contatto con questo sport, sia perché la maggior parte della sua famiglia l’ha praticato, sia perché è cresciuto a pochi passi dalla storica sede della Canottieri Varese. Nel 2011 incomincia quindi a remare, approdando al timone per la prima volta nel 2013 per una gara a Genova, da li il passo è breve; nel giro di 2 anni arriva la prima convocazione in nazionale. Lo stesso Riccardo ricorda quanto sia indescrivibile l’emozione di poter rappresentare la propria Nazione. Parte col botto la sua esperienza in azzurro con un oro alla Coupe de la Jeunesse al comando dell’8+ maschile, l’anno successivo ha esordito nel campionato del mondo sempre timonando l’ammiraglia azzurra e, quest’anno, al terzo in nazionale, è arrivato il successo iridato.
Spiegaci come è nato il 4+ e qual è il tuo rapporto con i tuoi compagni?
“Questo 4+ è nato dopo vari test in acqua tra noi ed il 3 agli europei di quest’anno, al termine di queste prove due elementi nel nostro equipaggio sono stati sostituiti con due dell’altra imbarcazione (Anielo Sabbatino, Federico Dini) e abbiamo trovato la formazione più performante. Con tutti e quattro mi trovo molto bene, anche perché li conoscevo già da tempo”.
Quando ti sei reso conto che questo 4+ poteva portare a casa qualcosa di importante e magari bissare il successo dell’anno precedente?
“Già dagli allenamenti si capiva che avremmo potuto fare bene, poi guardando il nostro tempo in batteria e confrontandolo con quello degli altri equipaggi abbiamo avuto la consapevolezza di poter aspirare alla vittoria,ma ogni gara è a se, e ci saremmo dovuti conquistare la medaglia”.
Quindi sapevate di poter fare risultato?
“Sapevamo che sarebbe stata una gara difficile ma ricca di emozioni, ed eravamo certi di poter fare bene ma solo restando concentrarti sull’obiettivo”.
Qual era il tuo stato d’animo e quali emozioni sentivi prima del via?
“Più che emozione era la tensione che governava i nostri corpi soprattutto nel pre gara. Eravamo tutti molto tesi, ma io cercavo di non mostrarlo per tranquillizzare i miei compagni; vista la situazione non so se ci sono riuscito.
Quando hai capito che avreste vinto?
“Ho capito che avremmo potuto vincere ai 1000 metri quando l’America retrocedeva clamorosamente, ma la prova della vittoria l’ho avuta negli ultimi 500, quando la Svizzera ha ceduto, lasciando via libera a noi, fino alla vittoria”.
Raccontaci del momento della premiazione
“Eravamo davvero emozionati e carichi durante l’attesa della premiazione in cui avremmo ricevuto questa meritata medaglia. Prima di salire sul podio, presi dall’euforia, non riuscivamo a stare fermi, continuavamo ad abbracciarci, dandoci alcune pacche sulle spalle. Poi durante la consegna delle medaglie e quando l’inno ha cominciato a risuonare mi sono sentito davvero orgoglioso per quello che avevo fatto insieme ai miei compagni”.
Vuoi fare qualche ringraziamento speciale?
“Ringrazio sicuramente la Canottieri Varese, partendo da Pierpaolo Frattini, Gabriele Martinato, Omar Callegari, Guido Ferrario e Vincenzo Prina che mi hanno fatto crescere fin da quando ero solo un bambino; tutti i miei compagni di società, la mia famiglia, tutti gli allenatori della Nazionale. Ultimi, ma non certo per importanza, Enrico D’aniello (timoniere olimpico) che nei giorni di raduno ci ha aiutato regalandoci preziosi consigli su come migliorare e far volare questo 4+; e Luca Broggini, perché è grazie a lui se sono arrivato a vincere un campionato del mondo, si è messo sempre in gioco per farmi indossare la maglia azzurra da tre anni a questa parte, ed è riuscito a farlo. Grazie!”
Grazie mille allora per il tempo che ci hai dedicato durante le tue vacanze e ancora tantissimi complimenti per il risultato raggiunto!
“Nessun disturbo e grazie e voi per i complimenti e per l’intervista”.
Gamberoni Riccardo