Ha iniziato a giocare a 6 anni grazie a Jim Corsi e a suo figlio Steven e oggi, quasi 20 anni dopo la prima volta che ha indossato i pattini, Marco Rizzo è ancora innamorato dell’hockey e del suo Varese. «Se pratico questo sport, in un certo senso devo ringraziare Jim Corsi. Ho frequentato le scuole elementari con suo figlio Steven, che era mio compagno di classe. Jim ha fatto molta pubblicità all’hockey tra noi bambini e i nostri genitori, tanto che ho voluto provare e mi è piaciuto subito. A 35 anni compiuti, questa disciplina è ancora una delle mie più grandi passioni».

Nel corso della sua carriera “Riz” ha vestito prevalentemente la maglia dei Mastini, con la quale è cresciuto fino ad esordire in Serie A: «Era la stagione 1999/2000 ed è stato un momento esaltante per me che avevo solo 17 anni. Ero poco più che un ragazzino e la cosa mi faceva sentire grande e importante. Già da tempo mi allenavo con la prima squadra e l’allenatore di allora aggregava sempre per le partite una linea del settore giovanile. Insieme a me, dunque, si sono messi in mostra quell’anno anche Toletti, Malacarne e Teruggia, attuale capitano dei Bandits». Il ricordo più bello è legato invece all’Under 19: «Siamo arrivati fino alla finale di campionato, ma purtroppo l’abbiamo persa contro il Fassa. É una sconfitta che, ripensandoci, mi brucia ancora».

Rizzo è passato in seguito ai Torino Bulls e poi per qualche anno ha messo da parte i pattini: la mamma inglese e la grande dimestichezza con la lingua di Sua Maestà l’hanno portato lontano da Varese, precisamente a Cardiff dove ha concluso gli studi universitari. Tornato nella Città Giardino non ha resistito al richiamo e, lavoro permettendo, si è tuffato a capofitto nell’avventura dei Killer Bees con i quali si è tolto più di una soddisfazione: «Sono stati anni molto divertenti e che porterò sempre con me – continua il numero 9 giallonero -. Quest’estate ho detto sì al nuovo progetto dei Bandits, al quale credo molto. Mi sono dovuto riabituare al ritmo di un campionato competitivo come l’IHL e alla velocità dei ragazzi più giovani di me che pattinano fortissimo. Ora ho preso le misure».

Se l’inizio di annata è stato ottimo, Varese è tornato alla vittoria il giorno dell’Immacolata in quel di Feltre dopo ben otto ko di fila: «Siamo in un momento particolare – ammette Rizzo -. Le prossime due o tre gare saranno decisive per le sorti della nostra stagione e non vogliamo fallire questi appuntamenti, a cominciare da quello contro Chiavenna. Siamo un po’ stanchi perchè nessuno di noi è un professionista, ma conciliamo lavoro, vita quotidiana e hockey; scendere così tante volte sul ghiaccio in pochi giorni pesa a livello fisico e mentale, ma ora dobbiamo dare il massimo. Ci eravamo un po’ illusi in avvio di stagione, adesso l’obiettivo reale è chiudere in classifica più in alto di Como, Alleghe e anche Chiavenna».
Contro Ora, così come in altre occasioni, sono state decisive alcune disattenzioni difensive e la poca incisività in attacco: «Purtroppo è così. Davanti ci manca un cecchino, un giocatore che non fallisca le chance in mischia o sui rebound. Anch’io, che sono un attaccante, confermo questa nostra difficoltà: dobbiamo metterci più grinta e spingere di più».

A quattro incontri dalla fine della prima fase e con gli ottavi di Coppa Italia alle porte, non resta altro che tirare fuori il massimo. Bandits all’attacco!

Laura Paganini