La Varesina lancia l’SOS, Alessandro Marzio si presenta a sirene spiegate. Nei momenti di maggiori difficoltà c’è un solo uomo pronto a caricarsi sulle spalle tutto il peso, si tratta del mister ex capitano rossoblù trascinatore in campo nei campionati vinti, da anni nella famiglia rossoblù. Una volta appese le scarpette al chiodo si è messo a disposizione dell’area tecnica, poi è stato anche capace di tornare a giocare a 44 anni in un momento di difficoltà della squadra dello scorso campionato in cui alla fine è arrivata la salvezza ai playout. Quest’anno le cose non sono iniziate nel modo giusto e allora ecco che la società si è rifugiata di nuovo nelle sue braccia.
Marzio è stato “promosso” allenatore dopo il doppio esonero di Spilli e del direttore sportivo Radicchi.
«Ho un rapporto forte e duraturo con la società che si basa sulla stima. Si guadagna con il lavoro e con quello che si fa. Ho giocato, vinto campionati, qui ho vissuto momenti intensi e importanti, indimenticabili. Ringrazio per la fiducia, credo di essermela meritata sia per quanto dato in campo sia per la professionalità dimostrata, ma c’è ancora tanto da fare».
Il suo subentro non ha subito cambiato il trend. La squadra è stata sconfitta a Pavia.
«Qualche segnale positivo l’ho visto, sicuramente nell’atteggiamento. Serve tempo per guarire, l’influenza non passa in un giorno. Ci vuole del tempo e lavoro e molto dipende dall’atteggiamento. Per raggiungere un obiettivo serve unità di intenti, secondo me manca convinzione dei mezzi sia dei singoli, ma anche di squadra. Nel calcio si può fare qualsiasi cosa ma devi essere convinto. Dobbiamo ritrovare alcune certezze che purtroppo vengono meno quando ti manca il risultato».
Il prossimo avversario è un’altra squadra in difficoltà, il Castellazzo.
«Col massimo rispetto di tutto, in questo momento il mio pensiero principale è la mia squadra. Guardando la classifica, se gli avversari si ritrovano lì è perché anche loro hanno dei problemi; io mi concentro sul nostro lavoro. Se non hai sicurezze, tutte le partite diventano difficili al di là della qualità. Dobbiamo affrontare qualsiasi sfida in maniera importante e con spirito di gruppo».
Che tipo di allenatore si definisce?
«I miei principi si avvicinano molto a quelli di Spilli. Ho detto ai giocatori che era giusto farsi tutti un esame di coscienza perché tutti siamo responsabili. Se si pensa che le colpe siano esclusivamente dell’allenatore si parte già col piede sbagliato. Essere subentrato è stato un rammarico perché in fin dei conti si è trattata di una sconfitta anche per me. Ci metterò del mio, ma porterò avanti le sue idee, concettualmente, a livello di calcio, la pensiamo uguale, ma gli attori principali sono i giocatori; devo trovare il modo giusto per far recepire i concetti».
Elisa Cascioli