La quinta trasferta affrontata in questo campionato ha rappresentato per la Openjobmetis la quinta sconfitta esterna. I biancorossi hanno segnato ancora pochissimo (66 punti) e, rispetto ad altre uscite (Milano e Avellino), hanno anche fatto fatica a rimanere in partita contro un’avversaria – pur infarcita, sulla carta, di qualche grande nome – apparsa a conti fatti non irresistibile.

Le percentuali, soprattutto lontano dal PALA2A, stanno diventando un problema: Varese ha provato sabato sera – rispetto alle altre trasferte – ad avventurarsi in area con maggiore costanza e a tirare un po’ meno dall’arco, una scelta che in effetti pare obbligata in virtù delle difficoltà della Openjobmetis nel tiro pesante. Il 2/15 della trasferta di Reggio non è neanche il peggior dato stagionale perché i biancorossi avevano faticato ancora di più contro Venezia (2/21) e Sassari (2/18).

Sono appena due – considerando sia la classifica generale sia quella legata unicamente alle gare esterne – le squadre che in questo campionato stanno tirando peggio di Varese dall’arco. Waller e compagni hanno il 30% da tre in generale, che si abbassa al 28.6% lontano da Masnago. Solamente in due occasioni (con l’11/25 della trasferta di Milano e l’11/23 della sfida con Trento) i biancorossi hanno superato il 40% in una singola gara.

Considerando il buono sforzo difensivo che viene sempre profuso dai membri del roster varesino, basterebbe poco per scavare un solco e non è un caso che – se escludiamo il successo, non per niente punto a punto, su Pistoia – le vittorie coincidano con tre delle quattro migliori prestazioni dall’arco in stagione: 12 triple contro Cantù, 11 contro Trento e 9 contro Capo d’Orlando.

I tiri dall’arco hanno rappresentato un problema sabato sera anche da un altro punto di vista: Reggio ha vinto segnandone 13, di cui 5 nel decisivo terzo periodo. Prima di questa gara, la Grissin Bon era a sua volta una delle peggiori formazioni del campionato per percentuale da tre e la Openjobmetis ha fortemente scommesso su questo aspetto, applicando una zona che concedeva ampio spazio sul perimetro a tutti meno che a Della Valle.

Reggio Emilia ha tentato ben 21 conclusioni dall’arco (7 a segno) nei primi 21 minuti di gioco e la tattica varesina, dunque, sembrava pagare. Anche perché i padroni di casa si erano trovati in difficoltà nell’attaccare la zona, dimostrando una sostanziale mancanza di soluzioni efficaci e accontentandosi proprio dei tiri dalla distanza, spesso allo scadere.

Alla lunga, però, il troppo spazio concesso ha permesso alla Grissin Bon di trovare ritmo e, a inizio terzo quarto, ha incominciato a grandinare. Due veterani del calibro di Markoishvili e James White hanno approfittato della situazione, scavando il solco che ha di fatto messo fine alla gara. Così, quando Varese è passata a uomo per provare ad arginare la ferita, ormai Reggio Emilia aveva acquisito la fiducia necessaria per continuare ugualmente ad andare a segno.

Analizzata la partita, c’è un altro aspetto che non può passare inosservato. Per la seconda volta consecutiva Damian Hollis è partito in quintetto e per la seconda volta consecutiva è stato accantonato dopo pochissimi minuti di gioco. Questa volta, a differenza di quanto accaduto nel match contro Capo d’Orlando, non è neanche rientrato in campo nel secondo tempo.

L’ala statunitense aveva iniziato la gara con 0/1 dal campo, 1 rimbalzo, 1 stoppata, 1 fallo e 2 palle perse ed è stato in particolare il secondo pallone gettato ad aver fatto infuriare Caja, tanto da optare per la drastica scelta. È evidente che Hollis stia diventando un caso partita dopo partita. L’allenatore biancorosso, ad una domanda sul giocatore, aveva tempo fa risposto che può guadagnarsi minuti soltanto se dimostra una buona tenuta difensiva.

Il punto è che Hollis – se escludiamo i lampi visti da Wells in alcune gare – è l’unico ad avere le qualità per provare in solitudine a trascinare l’attacco e, nella metà campo offensiva, la Openjobmetis ad oggi ha avuto più di una serata storta. Se, però, si valuta solo il contributo difensivo, allora l’americano potrebbe rivelarsi un giocatore non adatto a questo sistema. È possibile trovare un equilibrio tra queste due facce di Hollis per cercare quantomeno di averlo al massimo in attacco? Le prossime partite ci daranno maggiori risposte a tal proposito.

Filippo Antonelli