Il derby numero 140 è stato per certi versi sorprendente: Varese partiva da favorita e aveva la pressione di doversi sbloccare in classifica, ma era difficile attendersi un tale dominio da parte della squadra di coach Caja. Anche perché, dall’altra parte, c’era una compagine che poteva opporre un forse maggiore talento nei singoli giocatori che compongono il roster.

Quando però si va a valutare una squadra nel complesso, non sempre la somma dei giocatori talentuosi è lineare perché è l’amalgama a fare la differenza. Varese nel derby ha dimostrato di aver posto con il lavoro di questi mesi alcune basi importanti, Cantù invece su questo versante è parsa molto più indietro rispetto ai biancorossi.

La Openjobmetis ha dimostrato di poter rispettare le idee che Coldebella e Caja avevano palesato durante la fase di allestimento del roster: si cercavano giocatori in grado di dar vita ad una squadra compatta, capace di imporre la sua legge in difesa e di giocare in transizione. Caratteristiche che si sono viste nelle ultime due gare e che contro Cantù hanno portato ad una vittoria dai contorni epici.

A parte in un primo quarto in cui Varese ha dovuto prendere le misure ai due avversari più pericolosi (Culpepper e Burns), i biancorossi hanno letteralmente dominato in ogni fase del gioco, costringendo gli ospiti a forzature e palle perse (15 complessive). Significativo, oltre alla percentuale di tiro dei brianzoli (35.3%, 24/68), il dato degli assist: 11 di cui appena 5 nei primi tre quarti, segno che Ferrero e compagni non hanno permesso alla Red October di attuare la sua circolazione di palla.

Varese ha vinto questa partita – con il più largo scarto in suo favore nella storia del derby – prima di tutto sul piano dell’intensità, un’arma che Cantù non è stata praticamente mai in grado di utilizzare: i biancorossi sono parsi molto più consapevoli dell’importanza della gara e più determinati a sfruttare lo slancio che una vittoria in un match di questo tipo può dare. La Openjobmetis ha lottato su ogni pallone e ha costruito il parziale vincente al primo calo offensivo dei biancoblù.

La difesa è stata dunque una chiave fondamentale, ma non l’unica: Varese è stata in grado di colpire i punti deboli degli avversari, con una circolazione di palla che ha sempre permesso di trovare l’uomo libero, soprattutto in angolo. In questo Tambone e Wells hanno svolto molto bene il loro compito, con il primo in particolare che è parso sempre lucido e sotto controllo nella gestione del possesso.

Un dato non trascurabile è quello della lotta a rimbalzo, considerando che Cantù possedeva nel reparto lunghi una fisicità maggiore: la Openjobmetis ha dominato sotto le plance e ha vinto la sfida per 51-40, con il solo Okoye (18) che ha catturato più rimbalzi della coppia di lunghi degli ospiti (10 per Burns e 3 per Crosariol). Anche Cain è stato più incisivo rispetto alle prime uscite, con 11 rimbalzi catturati e una presenza non trascurabile in attacco.

Questo derby era un banco di prova importante per valutare la rilevanza dei segnali positivi riscontrati nella trasferta di Milano e Varese ha risposto alla grande, dimostrando che la gara del Forum non era affatto un fuoco di paglia. Ora il campionato della Openjobmetis è ufficialmente iniziato e, a suon di difesa e contropiede, la squadra di Caja fintanto che mantiene questa compattezza ha tutte le carte in regola per sorprendere.

Filippo Antonelli