È sempre difficile capire in anticipo quale possa essere l’effetto di una pausa del campionato su una squadra, soprattutto in un meccanismo in cui – prima dell’introduzione delle finestre per le qualificazioni ai Mondiali – le operazioni si fermavano solo una volta in concomitanza con la Coppa Italia. Probabilmente, se questa pausa fosse arrivata dopo la trasferta di Avellino, sarebbe stato facile pensare che si trattava di un peccato non poter capitalizzare immediatamente una prestazione di quel tipo.

Invece l’inconsueta settimana senza partite in programma è arrivata dopo un pesante – e per certi versi inaspettato – ko interno, lasciando spazio a possibili interpretazioni su quanto la pausa possa aiutare la squadra ad archiviare la serata storta senza particolari ripercussioni. L’Openjobmetis, a differenza di alcune altre formazioni del campionato che hanno optato per qualche giorno di riposo, ha proseguito regolarmente con il suo lavoro.

Una settimana per la verità non routinaria, con ben tre allenamenti lontano dal PALA2A: i biancorossi si sono allenati a Gazzada, Vedano Olona e Gorla Maggiore tra martedì e giovedì, lasciando libero il Palazzetto per i lavori di installazione del cubo. La nuova attrezzatura farà il suo esordio nel match casalingo contro Capo d’Orlando (il 10 dicembre alle ore 17) e modificherà l’esperienza di gara degli spettatori.

La Openjobmetis si è allenata senza intoppi, tenendo a mente che il prossimo impegno potrà essere importantissimo per la classifica: i biancorossi sono chiamati a sfidare Pesaro, una delle dirette concorrenti per la salvezza. Una squadra che, nonostante le buone premesse delle prime gare di campionato, ha raccolto molto poco e si trova attualmente nel gruppone che occupa l’ultimo posto.

Per questo serve la massima attenzione e Ferrero e compagni hanno approcciato il lavoro proprio in quest’ottica, pensando alla pausa come ad un’occasione per avere ben due settimane di tempo per preparare la partita e per continuare a fare passi avanti nella costruzione del gruppo e del gioco di squadra. Sarà poi il campo – l’unico giudice valido, come sempre – a dire se la pausa sia arrivata nel momento giusto o meno.

Filippo Antonelli