Settimo ai mondiali juniores di Suhl, Riccardo Armiraglio si ripete agli Europei juniores di Baku 2017 terminati da pochi giorni. Nella città ventosa, capitale dell’Azerbaijan, il giovane talento del tiro a segno italiano conclude ancora alla settima piazza la rassegna continentale nella carabina 50 metri tre posizioni, avendo agguantato la finale per un soffio. “La tensione era alle stelle – racconta Riccardo –. Nell’arco dei 45 colpi a disposizione in finale devi cercare di sbagliare il meno possibile. Potevo sentire addirittura il cuore battere nel petto mentre tiravo. Coi primi quindici in ginocchio ho rotto il ghiaccio. Nella serie dei colpi sdraiato ero più rilassato. Poi in piedi è tornata a farsi sentire l’emozione. Tuttavia, i risultati si sono visti. Mi ero allenato molto per arrivare qui e i miei sforzi sono stati ripagati.
TRAGUARDI – Per il ventenne di Busto Arsizio sono molte le soddisfazioni già accumulate in un ancor breve, ma già brillantissima carriera. Due anni fa, nel 2015, conquista il bronzo nella carabina tre posizioni e in quella a terra ai campionati italiani assoluti Nel 2016 sale sul tetto d’Italia agli assoluti Juniores di Roma, sempre nella tre posizioni, dopo un serrato testa a testa con Giuseppe Pio Capano che gli vale la prima medaglia d’oro. A Suhl, in Germania, stabilisce il record italiano a squadra conquistando l’Oro in Coppa del Mondo. Poi un quinto posto nella Coppa del Mondo individuale nella carabina tre posizioni e un primo posto alla Coppa delle Alpi, Schwadernau. Per finire con due settimi posti ai mondiali di Suhl quest’anno e agli Europei di Baku 2017, sempre nella carabina tre posozioni: la specialità regina, la sua preferita.
Ma qual è il segreto di tanto successo? “Non esistono segreti. Mi alleno otto ore al giorno tutti i giorni, compresi la domenica. Posso dire che le gare si vincono in allenamento. Devo tanto al mio nuovo allenatore Roberto Facheris. Mi alleno insieme a lui da un anno e devo dire che la differenza si vede. Con lui ho cambiato mentalità. E poi ho la fortuna di confrontarmi con atleti che fanno del tiro a segno il loro mantra. In nazionale ho conosciuto Niccolò Campriani e Petra Zublasing insieme ad altri campioni che mi hanno dato tanti consigli.”
TOKYO 2020 E L’ACADEMY – Con un curriculum del genere, pensare in grande è obbligatorio. “L’anno prossimo passerò da Junior a Senior. Sogno Tokyo 2020. Non sarà semplice, ma se avrò l’opportunità di staccare il pass per le Olimpiadi non mi tirerò indietro. Ce la metterò tutta.”
E pur essendo molto giovane, Riccardo con la sua fidanzata, altro talento del tiro a segno e già campionessa italiana, ha fondato una Shooting Academy a Busto Arsizio, che l’ha tenuto a battesimo. Una sorta di vivaio per crescere giovani promesse delle carabina. “Ultimamente anche nel tiro a segno l’età media si è abbassata tanto e ci sono moltissimi giovani talenti. Perciò ho voluto creare questo progetto coloro che volessero intraprendere la mia stessa strada. E i primi risultati stanno già arrivando.”
SAPERSI ASCOLTARE – Di certo non si può dire che il tiro a segno sia uno sport popolare, ma Riccardo è sicuro: “Con il tempo, grazie a questo sport, ho imparato a conoscere il mio corpo. E’ un vero studio su se stessi. C’è una concezione un po’ strana del tiro a segno, ma posso assicurarvi che presa in mano la carabina cambierete idea. Assomiglia un po’ allo yoga. Ti permette di entrare in una dimensione differente e concentrarsi solo su se stessi. Impari ad ascoltare, il tuo respiro, le tue emozioni ed anche ciò che ti sta intorno. In una società come la nostra non è poi così scontato”.
Alessio Colombo