Non se ne fa niente. L’ipotesi di riassetto societario sbocciata in aprile sfiorisce a maggio. I motivi? La volontà (più o meno palese) di entrambe le parti.
Da un lato, Patrizia Testa ha optato per non rivoluzionare la struttura tecnica pur in presenza di un oggettivo fallimento degli obiettivi stagionali. Contando sul fatto che la continuità che ha pagato altrove (a Monza, ad esempio), possa farlo anche alla Pro Patria.
Dall’altro, i potenziali investitori hanno preferito evitare soluzione raccogliticce (o di compromesso). Continuando a fare calcio dove lo stanno già facendo. Nessun dramma. Le trattative vanno e vengono. Se non fosse che quella in oggetto (che, a quanto pare, avrebbe anche avuto la benedizione di Palazzo Gilardoni), si è trascinata per (almeno) un paio di mesi. Con ricadute magari marginali e magari no. Nello specifico, le dimissioni del DG Asmini hanno matrice più profonda e più datata rispetto a queste vicende. Ma l’essere diventato (in qualche modo), una delle poste in gioco, potrebbe aver influenzato (o accelerato) la maturazione dell’addio.

Ora, la società di Via Cà Bianca ha tutto il tempo per programmare la prossima stagione. Con l’auspicio che il terzo anno di gestione sia finalmente quello giusto. Esiste un Piano B? Deve esserci per forza. La presidentessa biancoblu ha più volte fatto appello a città e territorio per ricevere sostegno. Il fatto che la proposta di due imprenditori bustocchi (per quanto tutta da sviluppare), sia stata declinata, fa supporre che ci sia altra carne al fuoco. Quale ne sia la consistenza, lo scopriremo nei prossimi giorni. Sempre con il sottinteso che qualsiasi supporto presuppone una contropartita. Pensare (o far credere) il contrario sarebbe da ipocriti.

Intanto, come spesso accade, la potenziale debolezza (causa risultati) di Sandro Turotti finirà col trasformarsi, invece, nel suo punto di forza. In virtù di un accordo biennale che ha blindato la posizione del DS biellese a dispetto degli attacchi esterni. La pietra angolare della nuova Pro Patria avrà così lo stesso architetto di quella vecchia. Con competenze confermate e poteri (immaginiamo) maggiorati. Dando ragione a chi (l’estate scorsa), riteneva eccessiva per la Serie D la struttura a due Direttori “pesanti”. Gli errori (come la notte) portano sempre consiglio.

Sconfitta ai playoff, dimissioni di Asmini, congelamento dello status quo societario. Tutto in 24 ore. Quale sia la vera notizia è solo una questione di punti di vista.                      

Giovanni Castiglioni