Essere, a nemmeno 26 anni, la figura chiave, e il punto di riferimento di una società. Essere già, a nemmeno 26 anni, uno degli “Original Vikings”. Normale se la società in questione, il Basket Vergiate, hai contribuito a progettarla, costruirla e farla crescere giorno dopo giorno. Normale se, dentro la logica del “nomen omen”, ti chiami Alberto Barbarossa e volente o nolente (nel nostro caso, assolutamente volente…) qualcosa del condottiero ti porti appresso.

Così, Alberto Barbarossa, non è solo coach del Vergiate in serie D, ma anche elemento identificativo per tutto il club.
“Per il livello senior – spiega Barbarossa -, siamo una società giovanissima nata solo sei stagioni fa, nel 2011, con l’intento di dare seguito al Centro Minibasket Kickers. In questi anni, grazie alla spinta di dirigenti appassionati, volenterosi e ambiziosi come Claudio Sarto, il nostro primo presidente che pochi mesi fa lasciato l’incarico nelle mani di Davide Vuono, il numero uno attuale, ci siamo attrezzati con due squadre, quella tecnica e quella dirigenziale davvero affiatate. Insieme a me lavorano Nicolò Paggiarin, mio assistente, e Stefano Baratelli, preparatore atletico, mentre nella formazione che sta dietro la scrivania ci sono la vicepresidente Antonella Martinenghi, i dirigenti Donato Biccari e Maurizio Rossetti e il segretario Domenico Lagrotta. Con grande unità e condivisione di obiettivi abbiamo certamente bruciato le tappe dal punto di vista tecnico e organizzativo salendo rapidamente i gradini della pallacanestro minore. Ogni due campionati abbiamo fatto un passo avanti: nel 2011 eravamo in Prima Divisione, nel 2013 in Promozione, nel 2015 l’approdo in serie D ed ora, 2017, ci piacerebbe, per così dire, rispettare la “tradizione”. Quindi, tradotto in soldoni, il concetto è semplice: abbiamo già messo nel nostro mirino la serie C2 o C Silver che dir si voglia”.

Guardando la classifica attuale, che vi vede esattamente al limite tra zona-playoff, salvezza e playout, sembra vogliate “sparare” alto…
“Sappiamo che per mille e più ragioni sarà difficilissimo centrare l’obiettivo ma – continua il tecnico vergiatese -, nel nostro vocabolario il termine “vivacchiare” non è contemplato e sempre e in ogni caso proviamo a spostare più in alto l’asticella. Pertanto, dopo un avvio di stagione costellato e condizionato da infortuni e acciacchi di ogni genere, oggi ci siamo dati un traguardo immediato: entrare nei playoff. Poi, una volta raggiunte le gare di post-season, proveremo a giocarcela ad armi pari contro chiunque forti del fatto che, vedi cos’è successo nel 2016, parecchie delle cosiddette “corazzate” che militano in categoria sono state eliminate al primo turno. Insomma: mai dire mai, anche perché i playoff offrono da sempre verdetti a sorpresa”.

Con quale “personale” puntate al grande salto?
“Il mio gruppo è ben assortito tecnicamente, sotto il profilo delle qualità fisico-atletiche e, soprattutto, è in grado di sviluppare una pallacanestro di sistema alla quale partecipano tutti: da Pizzamiglio (guardia, ‘91, 12 punti di media), a Ferrario (ala grande, ’89, 14), a Corsaro (ala piccola, ’96, 12), a Milione (guardia, ’96, 10), a Marotto (play-guardia, ’95, 9), a Rapetti, Verzì, Colombo, Mirelli, Macchi e così via. Ognuno dei miei ha la possibilità di produrre qualcosa di buono sui due lati del campo e la pericolosità diffusa ci rende poco malleabili anche per gli squadroni (non a caso nell’ultimo turno Vergiate ha tirato un ventello, 88-71, a Malnate seconda forza del torneo, ndr). Ripeto – conclude Barbarossa -, i playoff come meta alla portata e, una volta lì, ci proveremo fino in fondo…”.

Massimo Turconi