Cronaca di una retrocessione annunciata. Serena. Anzi, serenamente attesa. Ma, perché dietro c’è sempre un ma e una “storia” da sviluppare, i ragazzi del Campus Varese prima di lasciare con grandissima dignità il campionato di serie D, mangeranno il parquet e proveranno a tirare gli ultimi potenti sberloni cercando di mandare al tappeto qualunque avversari. Prova ne è che, di recente, della vitalità espressa da Trentini, Moretti e compagni ne ha fatto le spese anche qualche top-team.
“La nostra – dice Fabrizio Garbosi, coach del Campus -, è la vicenda di una squadra allestita in fretta e furia alla fine di luglio, cresciuta senza allenatore giacchè Cattalani, coach designato, aveva lasciato il Campus per trasferirsi ad Oleggio, e proseguita senza i giocatori più talentuosi e futuribili, ovvero il gruppo dei ragazzi che, oggi, giocano in C2 con la canottiera Amici Pallacanestro Varese. Al netto di queste difficoltà, ho comunque accettato l’incarico ponendomi due soli obiettivi: lavorare tantissimo in palestra e provare a migliorare il “materiale” a disposizione. Oggi, a sei giornate dalla fine della stagione regolare, malgrado il nostro destino sia già ampiamente segnato, posso tranquillamente affermare che entrambi i traguardi sono stati raggiunti e, a questo proposito, vorrei rivolgere ai miei ragazzi un sincero ringraziamento sia per l’atteggiamento positivo prodotto in questi mesi, sia per la mentalità che continuano a proporre”.

I numeri, in effetti, descrivono una squadra in costante crescita…
“La nostra squadra, tutta composta da giocatori classe 1998, rappresenta il prodotto ottenuto dall’unione dei gruppi Elite e Provinciale. Un nucleo che, lo sapevamo anche prima di cominciare, avrebbe incontrato difficoltà nell’affrontare un campionato come la serie D, competitivo, fisicamente molto duro e con un tasso di esperienza elevatissimo. In poche parole, sapevamo in premessa di doverci misurare con un torneo superiore alle nostre possibilità. Però, alla fine dei conti, e al netto degli obiettivi su esposti, le cose non sono andate poi così male visto che nel girone d’andata – vinte 1, perse 12 -, ad eccezione di un paio di tonfi pesanti, ce la siamo giocata alla pari contro tutti, mentre in questo girone di ritorno, per mettere nero su bianco i progressi, siamo già a 3 vinte su 7 giocate mettendo via qualche “scalpo” di prestigio contro formazioni d’alta classifica, ben più quotate di noi”.

Pensare ad un’impresa, no?
“Più che di impresa, nel nostro caso di tratterebbe di vero e proprio miracolo perché la questione, spiegata in termini realistici, suona così. Oggi siamo a 6 punti dalla zona-playout, con solo 6 gare da giocare e alcune partite – a Cavaria, in casa contro Malnate, a Busto contro la capolista -, classificate come proibitive. Il tutto, poi, sperando che le nostre avversarie dirette non vincano praticamente mai. Certo, nella pallacanestro può succedere di tutto, la speranza è davvero l’ultima a morire e noi – conclude il responsabile del settore giovanile della Robur et Fides -, ci proveremo fino all’ultimo secondo dell’ultima partita, ma oggettivamente, mi sembra impossibile che si possano verificare così tanti incastri favorevoli…”.

Massimo Turconi