C’è chi dice nì. In attesa di un definitivo sì (o di un no) che arriverà solo a fine stagione. Quindi, non prima di un altro mese. Il tema è il Risiko societario biancoblu, vicenda tormentone degli ultimi due lustri che minaccia di caratterizzare anche i prossimi fine primavera/inizio estate.

Ne scriviamo da tempo, ma è giusto fare il punto. Ricapitolando, dai primi di aprile Patrizia Testa avrebbe idealmente sulla scrivania la risposta alle sue numerose richieste di supporto. Ancora nulla di scritto, ma una proposta di massima comunque formalizzata verbalmente. Nello specifico, due sponsor già attivi nel calcio del territorio disposti a farsi carico di buona parte del peso economico del prossimo campionato. L’assetto societario rimarrebbe quello attuale garantendo così alla presidentessa tigrotta il ruolo di guida nel nuovo assalto alla Lega Pro (qualunque sia l’esito degli imminenti playoff).

Ok, dove bisogna firmare? Ehm, qui sta l’inghippo. Perché il robusto contributo finanziario avrebbe come contrappeso (o contrappasso) la revisione totale o parziale del management in carica. Con interruzione prematura del progetto biennale affidato al ticket Asmini/Turotti. Nulla di sorprendente, nel calcio leva economica e gestione sportiva vanno sempre a braccetto. Ma le ricadute sull’investimento tecnico fatto meno di un anno fa sarebbero evidenti. Tanto da portare la Testa a dichiarare recentemente alla stampa: “Voglio soci, non padroni”.

Tatticismo da stagione in corso o reale convinzione? La differenza, alla fine, potrebbe essere solo semantica. Sia come sia, la Pro Patria sembra avvicinarsi nuovamente ad un bivio. Ribadire fiducia ai due direttori (come fatto l’anno passato con Pippo Antonelli a Monza nonostante il decimo posto) o considerare l’attuale (deludentissima) quinta piazza meritevole di un cambiamento? In sintesi, rivoluzione o continuità? Il tempo delle scelte non è così lontano.

Giovanni Castiglioni