Quella di ieri è stata una giornata che non dimenticherò facilmente e di certo non in modo positivo.
Eppure le premesse erano le migliori: ieri era il giorno del mio compleanno e proprio ieri, 3 giugno, la mia squadra del cuore doveva disputare la finale di Champions League contro il Real Madrid. Cosa si può volere di più? Be’, magari riuscire a festeggiare la candelina in più insieme alla tanto attesa conquista del più importante trofeo continentale per club. E perchè non provare a gioire in Piazza San Carlo a Torino con migliaia di altri tifosi bianconeri venuti da tutta Italia per l’occasione?

Ecco allora che, organizzata la trasferta in compagnia della mia collega Mariella, ho atteso l’inizio del match tra cori e bandiere che sventolano, speranze comuni e pronostici, interviste e fotografie, selfie e video, chiacchiere con i vicini e condivisioni di un ombrello di fortuna quando dal cielo di Torino scende per qualche minuto un po’ di pioggia.
Poi la partita finalmente inizia: Ronaldo gela la piazza con il suo primo gol, Mandzukic risponde subito e riaccende l’entusiasmo. Nel secondo tempo in soli tre minuti Casemiro e di nuovo a Ronaldo mettono il sigillo sull’ennesima delusione bianconera. Ma non c’è nemmeno il tempo di realizzare di aver perso un’altra volta la Champions League che di botto sono costretta a pensare alla mia vita, a salvarmi, a mettermi il più in fretta possibile al sicuro.

Sì, perchè succede che, mentre sei girata verso il maxi schermo, con la coda dell’occhio vedi una marea di gente che viene verso di te correndo e travolgendo transenne e persone con una violenza e una foga che solo lo spirito di sopravvivenza ti danno. In una frazione di secondo senti che la tua collega ti chiama, ti prende la mano e ti trascina via, via da quella piazza prima tanto gremita di festa e ora altrettanto piena di panico e terrore; e cominci a correre più forte che puoi per vie sconosciute alla ricerca di un riparo, di una sicurezza, di qualcuno che ti dica che va tutto bene e che non è successo niente.
Nella mente, mentre corri, pensi al peggio: ad un tir che potrebbe essersi buttato alla cieca sulle persone inermi o ad un attentato o all’esplosione di una bomba, come qualcuno ipotizza. Attorno a te vedi che ci sono tanti feriti (da un bilancio odierno si è appreso che sono sono più di 1500), moltissime sono le persone che, partite da casa in gruppo, ora si ritrovano sole e senza possibilità di mettersi in contatto con gli amici e tutti, nessuno escluso, siamo spaventatissimi. Nonostante il terrore, però, tu ti guardi e senti che stai bene, che non ti sei fatta niente di grave, che nella fuga per fortuna non sei caduta o, peggio, non sei stata schiacciata dalla folla. Non hai più niente con te perchè lo zaino è chissà dove in Piazza San Carlo, ma hai te stessa e al tuo fianco c’è, anche lei incolume, la tua collega.

Laura Paganini