Si sono disputate oggi le finali del prestigioso Torneo di Besnate che ha visto per tutta la giornata scendere in campo le formazioni delle attività di base. Il messaggio che vogliamo lanciare va al di là del risultato sportivo, molto oltre.
In campo, per la finale della categoria 2006, l’Accademia Borgomanero e l’Insubria. Un malinteso con lo speaker, un fallo fischiato come non doveva essere e… il parapiglia che scoppia tra il pubblico con i ragazzi attoniti a guardare i genitori sugli spalti in atteggiamenti non certo educativi. Il gioco si ferma, le due squadre sono sull’1-1 e devono passare ai tempi supplementari, ma i piccoli dell’Insubria, con in testa dirigenti e mister, si avviano verso gli spogliatoi e non tornano più in campo.
“Abbiamo ritenuto opportuno dare un segnale forte – ci dice Alberto Sottocasa responsabile dell’attività di base dell’Insubria – a tutti coloro che erano in campo e, soprattutto, fuori. I nostri valori sono molto lontani da questi comportamenti che a priori condanniamo. Il messaggio che l’Insubria oggi ha voluto dare, con in testa i ragazzi, è che i genitori oggi hanno dovuto imparare dai loro figli. Un grazie all’Accademia Borgomanero e all’organizzazione dell’evento che hanno appoggiato in pieno questa scelta. I nostri principi imprescindibili sono questi, chi sposa la nostra causa sposa anche loro. Per gli altri non c’è posto“.
Alla fine, a riprova della bontà del messaggio, il primo posto è stato assegnato parimerito alle due squadre finaliste (foto in evidenza). L’augurio è che questo messaggio possa essere appreso e diffuso il più possibile, che il genitore impari a fare il genitore, sostenendo i ragazzi e vivendo un evento di festa, quale è un torneo giovanile, per quello che è. Per tutto il resto, nel calcio che noi vogliamo, non c’è posto… proprio come all’Insubria.
Michele Marocco