Ma allora era davvero tutta colpa di Bonazzi. Banale dirlo. Impossibile non pensarlo. La realtà (ovviamente) è però molto più complessa e le responsabilità del tecnico seriano solo complementari a quelle di società e squadra. Ma il perentorio 4-0 rifilato allo Scanzorosciate dalla nuova Tigre javorcizzata spiega inequivocabilmente come quello della guida tecnica fosse un problema vero. Chiaramente, prima ancora che per chi scrive, per i giocatori stessi. Bastava riconoscere l’errore. Allungando il brodo, se n’è commesso un altro.
In un’ipotetica scena del crimine, l’ineffabile Tenente Colombo invitava ad analizzare gli indizi secondo tre categoria logiche. Cosa c’era prima che adesso non c’è, cosa c’è adesso che prima non c’era e cosa è stato spostato. Breve (e sommaria) analisi a tono della nuova Pro Patria targata Javorcic.                                              

Cosa c’era prima che adesso non c’è. Un enorme alibi (Bonazzi) che ha finito con il giustificare le prestazioni sgonfie degli ultimi 2 mesi. Amaro (e fatale) ammetterlo. Infatti, nessuno lo farà. Il dado andava tratto ben prima. Tanto più che ad anticipare l’esonero, sono arrivate le dimissioni. Con la testa di serie numero 4 dei playoff in saccoccia (a +5 sul Pontisola e a -4 dalla Virtus Bergamo lo scenario è ormai acquisito), la strada degli spareggi è parecchio in salita. Servirà un’impresa ma (rispetto ad una settimana fa), ora sembrano essercene i presupposti.

Cosa c’è adesso che prima non c’era. Pensiero unico. Per citare uno degli ingredienti richiesti e messi in opera da Javorcic. Un gruppo che è tornato a ragionare da squadra. E il fatto che il giochino sia occorso in pochi giorni ingigantisce la figura del neo tecnico croato. O (a piacere), rimpicciolisce quella dei protagonisti in campo. Insomma, c’era bisogno di un esorcismo (o di un Esorciccio). Allo spalatino (al momento) è riuscito lo javorciccio.

Cosa è stato spostato. Non molto, dal punto di vista tattico. Analogo 3-5-2 (ma con esterni indotti a scalare più verso la difesa a 4 che non a 5), Gionta (e non Monzani) tra i pali e Colombo mezzala. Ruolo dove il fagnanese (salvo la parentesi di Lecco e pochi altri spezzoni) non giocava (di fatto) da un girone (18 dicembre a Darfo). Più che una rivoluzione, semplicemente, una restaurazione. In fondo, è proprio quello che serviva.

A proposito, grazie al prevedibilissimo 2-2 con il Seregno, il Monza ha conquistato la promozione con 2 giornate di anticipo. I 4 pareggi nelle ultime 5 gare non devono ingannare. I brianzoli sono (e non di poco) la migliore squadra del girone. Complimenti a loro. Se lo sono meritati. Anzi, strameritati.

Giovanni Castiglioni