I giocatori salutano, i tifosi dicono “basta”, il mercato si avvia alla chiusura e il Varese non conosce ancora il suo destino in merito alla sua sopravvivenza. La situazione societaria è sempre più ingarbugliata e risolverla è diventata una “mission impossible”, il problema è che al grido d’aiuto di Paolo Basile, rimasto da solo, non ha risposto concretamente nessuno. Qualcuno interessato alla causa si è anche avvicinato, come Sauro Catellani, ma disponibilità immediata di denaro non ce n’é e il Varese si ritrova così ancora al palo guidato da chi lo ha tanto voluto senza rendersi conto in tempo di non essere in grado di sostenerne da solo il peso economico. Il calcio non è solo un gioco, una società sportiva è pur sempre un’azienda che come tale va gestita, il Varese non è solo la prima squadra, il calciomercato non è una collezione di figurine, ma idee di gioco e programmazione, e a fare una squadra non sono un insieme di giocatori forti sulla carta, bensì un gruppo ben guidato e che riconosca nel mister un leader. E per capeggiare tutto ciò non basta solo amore e passione verso i colori, ma anche risorse, fermezza di idee e fiducia e trasparenza nei confronti del proprio team. Insomma, non è proprio un gioco da ragazzi.

Qual è la situazione attuale dei biancorossi? Giocatori e dipendenti aspettano ancora i rimborsi spese di ottobre e poi ci sono le pendenze verso alcuni fornitori, il Varese ha dei debiti pregressi e, oltre ai punti di penalizzazione, rischia addirittura di sparire dal panorama calcistico. Questa settimana i giocatori attendono i bonifici almeno del mese di ottobre, una mossa che tamponerebbe l’emorragia sul fronte uscite. Hanno già salutato Molinari, Bruzzone, Granzotto, Magrin e Rolando e a gennaio toccherà di sicuro a Palazzolo e Repossi. Darà il suo addio anche Longobardi.
Riuscirà il Varese a trovare pace? Intanto piazza e tifosi, dopo i messaggi di protesta di ieri, attendono risposte. Quale sarà la decisione di Basile?

Elisa Cascioli