Coraggio, guardarsi in faccia e ripartire, obbligatoriamente. Allenatore, giocatori o chi li ha scelti, a cosa serve trovare un capro espiatorio? Se il Varese si ritrova nella zona bassa della classifica con la media disastrosa di un punto e due gol subiti a partita la colpa non può essere soltanto di chi allena e nemmeno esclusivamente di chi scende in campo, così come gli unici responsabili non possono essere i dirigenti che hanno scelto di puntare su una squadra con grandi qualità tecniche.

Il Varese stagione 2017/2018 è una compagine molto diversa da quella dello scorso anno; alla squadra si imputa di essere poco grintosa e per niente cattiva, ma in campo non ci sono più i giocatori alla “Gattuso” dello scorso anno, come potevano magari potevano essere Gazo e Bottone in mezzo o lo stesso Viscomi a far la guerra dietro, calciatori comunque tutti bocciati per l’obiettivo mancato (secondo posto dietro al Cuneo di Iacolino).

La rosa è stata stravolta perché tutti hanno deluso le aspettative e il trait d’union per costruirla è stata la qualità: per questo è rimasto Rolando e sono arrivati, tra gli altri, uomini come Magrin, Palazzolo e Repossi. Li avete visti fisicamente? Non sono certo dei guerrieri e non fanno della lotta la loro qualità migliore. Lo stesso discorso vale per i difensori: eccezion fatta per l’esperto Ferri, sono tutti molto giovani e longilinei, tanto gli esterni quanto i centrali. Evidente la differenza fisica coi “ragazzotti” del Derthona o con i “ben piazzati” dell’OltrepoVoghera. Il protagonista di queste ultime due gare è stato Repossi, uno che in campo non “ha picchiato” bensì ha giocato a meraviglia. Dunque non si tratta di lottare, ma di giocare bene, mettendo in luce le proprie qualità, o no e in tanti finora hanno deluso su questo fronte.

La guerra in campo la potrebbero fare benissimo due come Longobardi e Molinari; il primo infatti non si è mai tirato indietro e ha messo a segno quattro gol, l’argentino deve invece ancora trovare la miglior condizione. Ora resta da chiedersi se una squadra così tecnica (costruita non da un solo uomo) è adatta o meno al gioco “grintoso” che vorrebbe Iacolino, un tecnico che ha vinto e stravinto e che per questo non è mai stato messo in discussione da parte della società, sempre che non sia lui a dare le dimissioni, ipotesi mai presa in considerazione finora. Il Cuneo dell’anno scorso è stato bravissimo a difendersi e a ripartire coi lanci lunghi, un tipo di gioco che il Varese di quest’anno non potrebbe mai fare.

E dunque quale soluzione? Cambiare obiettivi come paventato da Paolo Basile e di conseguenza aspettare dicembre per ridurre i costi? Cambiare guida tecnica? Scegliere uomini diversi da mandare in campo? Il mister li ha praticamente provati tutti. Quale soluzione? La più difficile per è trovare il coraggio di prendersi ognuno le sue responsabilità. Andare a giustificarsi coi tifosi (cosa che hanno fatto tutti: giocatori, mister e dirigenza) non serve e soprattutto non basta, le scuse vanno date nei 90 minuti di gioco a disposizione e non a fine partita. Dunque su coraggio che non è ancora finita.

In vista della sfida di sabato alle 15 con l’Arconatese domani (perché non oggi?) la squadra riprenderà gli allenamenti ad Albizzate dove si allenerà anche mercoledì e giovedì pomeriggio e dove venerdì mattina effettuerà la rifinitura. Poi turno infrasettimanale a Gozzano e infine la Caronnese in casa domenica 22 ottobre. Insomma c’è da rimboccarsi le maniche.

Elisa Cascioli