Questa è la storia di Claudio Bordin, un portiere che a 22 anni si ritrova ad essere già un ex calciatore. Le potenzialità per potersi ricavare un piccolo spazio nel vasto mondo del pallone c’erano tutte, il classe 1996 ha vissuto emozioni forti nella Primavera del Varese di Ganz, stagione in cui si rese assoluto protagonista parando, ma anche calciando rigori. Le sue performance gli valsero anche qualche chiamata in prima squadra e poi il prestito in Serie D, da baby, all’Inveruno; era pronto a rispondere presente alla convocazione per la Lega Pro dopo la retrocessione dalla B del Varese, ma il club andò incontro al fallimento, era il 2015. “A quel punto potevo scegliere se cambiare strada oppure se ricominciare col Varese in Eccellenza – racconta -, tra quello che mi diceva la testa e quello che mi diceva il cuore hanno vinto le sensazioni di pancia e sono rimasto”. Una scelta azzeccatissima, perché in quella stagione trionfale fu uno dei protagonisti, ma che in fin dei conti non lo ha premiato affatto. “Purtroppo il regolamento che obbliga a schierare in campo quattro Under mi ha penalizzato nella stagione successiva”, lo scorso anno rimase in biancorosso passando dalla prima linea alla tribuna, come terzo portiere. “La regola che ha penalizzato me, condizionerà anche chi sta giocando adesso. E’ sfavorevole per tutti, sia per le squadre che per i ragazzi”. In estate non ha trovato una collocazione e così, volente o nolente, ha appeso i guantoni al chiodo.

E’ stato più difficile vivere una stagione senza giocare oppure aver smesso del tutto? 
“Tutte e due le cose. L’annata passata ha accresciuto il mio desiderio di allontanarmi dal mondo del calcio. Quest’anno mi sono allenato con l’Inveruno, ma senza reali proposte né aspettative, così ho deciso di lasciar perdere. Evidentemente non è la mia strada”.

Troppo vecchio per essere giovane e troppo giovane per essere vecchio, quante volte hai sentito questa frase?
“Ultimamente un po’ troppe. Mi ha accompagnato negli ultimi due anni e me la porto addosso come una croce”.

Ti senti diverso dal portiere dei tempi della Primavera?
“Assolutamente sì, sono cambiato tantissimo. Mi vedevo forte, pronto, adesso invece provo solo tanta delusione”.

Hai detto che il calcio di ha dato e ti ha tolto molto…
“Da ragazzino ho fatto tanti sacrifici e per un attimo credevo di potercela fare, purtroppo è stato solo un abbaglio. Sicuramente dipenderà anche dai miei limiti, ma è anche vero che forse non è un mondo adatto a me”.

Perché?

“Per farne parte serve il pelo sullo stomaco, io sono troppo un bravo ragazzo, non rispondo quando dovrei, accetto tutto. E’ un ambiente con tanta omertà, in cui si dice sempre che tutto va bene, quando spesso non è così. Si tende a nascondere la polvere sotto al tappeto e ho sentito tante false promesse”.

Però lo scorso anno hai dimostrato carattere quando hai abbandonato la squadra poco prima della partita. Vuoi raccontare l’episodio?

“Il portiere titolare (Under ndr) era squalificato e mi aspettavo una possibilità. Invece l’allenatore (mister Ciccio Baiano ndr) scelse comunque l’altro Under e andarmene mi è venuto d’istinto perché in quel momento mi sembrava un’ingiustizia. Col senno di poi so di aver sbagliato, ho chiesto scusa in primis ai miei compagni; quel gesto era la somma della frustrazione che provavo, una presenza dopo un anno di tribuna sentivo di meritarmela, ma più tardi ho capito la scelta del mister di allora”.

Perché non provare a scendere di categoria?

“Me lo hanno chiesto in molti, ma in me è scattato un po’ di orgoglio personale. Da bambino sognavo di fare il calciatore, speravo che potesse essere la mia professione e non un passatempo. Se non posso vivere di calcio allora prenderò un’altra strada”.

Stai ancora cercando la via…
“Dopo il diploma al liceo scientifico mi ero iscritto a Scienza Politiche, ma ho capito quasi subito che non faceva per me. Se per il calcio sono vecchio, nella vita non è così e allora ho deciso di investire nelle mie più grandi passioni, la fotografia e i viaggi e ho pensato che insieme vanno a braccetto”.

Che progetti hai in mente?

“Mi sto organizzando per compiere un viaggio-avventura in solitaria, utile anche a ritrovarmi. Partirò da casa mia, Morazzone, e arriverò a Capo Nord, devo ancora decidere con che mezzo, ma ho già individuato il tipo di percorso, attraverserò i più bei parchi naturalistici d’Europa e l’idea principale è quella di dormire in tenda. Ovviamente racconterò il tutto in un piccolo reportage. Ho visitato quasi tutte le capitali europee, ho fatto un viaggio avventura alla scoperta dell’ East Coast degli USA; scoprire i mondi lontani è diventato il mio nuovo sogno. I miei genitori e la mia fidanzata Camilla sono pronti ad appoggiarmi e io non vedo l’ora di partire”.

Elisa Cascioli