Stagione conclusa già da un po’, in casa Bustese Milano City il bilancio del nuovo corso è stato positivo e ai piani alti è già iniziata la programmazione per il futuro. In panchina è già stato confermato Giovanni Cusatis che resterà insieme a tutto il suo staff, la novità è l’arrivo di una nuova figura, quella del direttore sportivo, un ruolo che da ieri è ricoperto dall’ex toro Mariano Fernandez. L’argentino, ex ds di Matera e Cerignola è il nuovo volto granata.

Dunque il mercato può ufficialmente partire e al momento c’è già la prima riconferma in rosa: “Siamo già d’accordo con Cocuzza – rivela Stefano Amirante, dg del club -. La nostra idea è di ripartire da un gruppo di 5/6 giocatori dell’anno scorso. Ma non è facile fare discorsi di questo tipo perché nei dilettanti non si possono sottoscrivere contratti pluriennali. Quindi dovremo capire anche le loro volontà. Saranno fondamentali i giovani; l’anno scorso abbiamo aspettato, adesso ci stiamo già muovendo. Due/tre nomi li abbiamo già, ma per ufficializzarli dovremmo aspettare il primo luglio. I ruoli? Fasce, terzini e mezzale, e portiere”.

Sul lavoro di Cusati aggiunge: “I risultati si possono migliorare, il lavoro è stato innegabilmente positivo. Abbiamo costruito una squadra all’ultimo momento e lui è stato capace di farla giocare bene sempre. Abbiamo finito noni in classifica in un girone complicato. Un discreto risultato”. L’obiettivo continua ad essere il salto di categoria: “Puntiamo a migliorarci”.

Per Amirante si è trattato della prima esperienza come direttore generale: “Mi è piaciuto molto – racconta -. Ho avuto un impatto maggiore di quello che avevo preventivato nel senso che alla fine mi ha assorbito a tempo pieno, siamo una società snella con presidenza non operativa e struttura societaria limitata”.

Capitolo Giancarlo Piatti: “E’ la persona che ha portato la squadra dalla prima categoria alla D pur essendo di Comerio. Ha voluto restare come traghettatore, si è comportato di conseguenza e rimane nel ruolo di presidente. Noi continuiamo a guardare verso Milano, lui rimane nell’ottica della continuità”.

Il trasferimento nella metropoli è legato al salto di categoria? “Sì, ma stiamo già ponendo le basi con le piccole società milanesi. Ad esempio abbiamo stretto un accordo con la storica Garibaldina che milita in Prima Categoria e presto la rete si allargherà ad altre due o tre”. Di cosa si tratta? “Noi continueremo ad avere solo la prima squadra e l’accordo riguarda i settori giovanili di queste realtà che avranno il nostro nome. Poi il progetto è quello di portare i migliori a costituire quello futuro della Milano City in caso di professionismo dove diventa obbligatorio”.

Che girone si aspetta? “Credo che il nostro ‘naturale’ sia quello A con le piemontesi. Il baricentro, con la promozione dello Stresa, la salvezza del Casale, le retrocessioni di Varese e Varesina, si è spostato verso il Piemonte. Giocare con bergamasche, bresciane e trentine è uno svantaggio anche per questioni logistiche. Confiniamo con Arconatese e Inveruno che erano nell’altro girone, questo ha pesato anche sul fronte spettatori. Incasso a parte, giocare davanti a un pubblico caldo credo conti ancora nel calcio”.

Capitolo Varese, una realtà che Amirante, ex volto biancorosso, conosce da vicino: “Lo seguo da lontano, quest’anno ho visto la partita in casa col Bra e poi i playout a Voghera. Non mi esprimo sulla svolta societaria perché non è ancora chiara e da esterno non so cosa stia succedendo. Sicuramente fa piacere che riesca ad evitare il fallimento. Sinceramente, in base alla mia esperienza diretta, non so come sia possibile fare dei debiti del genere. In questa categoria vanno tenuti sotto controllo i costi perché i ricavi non ci sono. In Serie C qualcosa si porta a casa, ma in D i ricavi sono pari zero. Forse il Varese fa qualcosa al botteghino, ma ha tanti costi. I giocatori hanno pretese importanti e poi ha  il problema delle strutture sovradimensionate per le categorie dilettanti. La manutenzione dello stadio ha dei costi fissi con non cambiano in base alla categoria, sono sempre quelli. Li conosco perché me ne occupai a suo tempo. Li avessi avuti a Busto Garolfo sarebbe stato un problema. Se qualcuno è disposto a farsene carico e a far uscire davvero e non per finta la società dalla crisi mi sembra una bella prospettiva. Quando penso agli obietti della mia Bustese Milano City al primo posto metto la solidità”.

Elisa Cascioli