Raccontare una storia per raccontare la Storia. Quella con la S maiuscola. Un mosaico di tessere apparentemente slegate eppure utili a formare un unico quadro d’insieme. Spesso drammatico. Se non addirittura tragico. Nel 1938, all’apice della sua carriera, Arpad Weisz (allenatore ungherese titolare di uno scudetto con l’Ambrosiana Inter e di 2 con il Bologna), fu costretto ad abbandonare l’Italia unitamente alla famiglia. Motivo della fuga le Leggi Razziali applicate dall’autoritarismo fascista. Una serie di provvedimenti che imponevano agli ebrei restrizioni e privazioni sino alla deportazione occorsa durante la Repubblica Sociale Italiana. Per sottrarsi (in quanto ebreo) alla tagliola del regime, Weisz fuggì prima in Francia e poi in Olanda dove l’occupazione nazista lo portò fatalmente all’internamento nel campo di sterminio di Auschwitz. Dove trovò la morte il 31 gennaio del 1944.

Una straziante vicenda umana finita colpevolmente nel dimenticatoio fino a quando la passione rossoblu e l’esemplare scrupolo cronistico di Matteo Marani non la riportarono alla luce. Squarciando oltre 60 anni di silenzio.

Conviviale marzo PanathlonProprio il vice direttore di Sky Sport sarà il protagonista della conviviale di marzo del Panathlon Club La Malpensa in programma domani sera presso il ristorante del Club Idea Verde di Olgiate Olona. Nel corso del meeting, l’ex direttore del Guerin Sportivo ricostruirà la sua indagine giornalistica confluita nel saggio sportivo “Dallo scudetto ad Auschwitz”. Un’inchiesta che intreccia la quotidianità di un’esistenza privata (per quanto illustre), alla tragica solennità della Storia. Quella con la S maiuscola.

Perché il fatto che gli uomini non imparino molto dalla storia è la lezione più importante che la storia ci insegna.

Giovanni Castiglioni