E’ una lunga, lunghissima carriera quella che Domenico Falco, attaccante classe 1985 approdato alla Vergiatese, ha alle spalle. Casertano di nascita, ha giocato praticamente lungo tutta la Penisola ed è arrivato fino a calcare i campi di Serie B con la maglia dell’Ascoli nella stagione 2008/2009. Ora, dopo tanto peregrinare, ha sposato l’ambizioso progetto granata e ha deciso di mettere le radici nella nostra zona, complice anche l’amore per Nadia con cui convive in Svizzera.

Com’è nato il contatto con la Vergiatese?
“Conosco e stimo il ds Francesco Cuscunà ed è stato lui, insieme a Franco Tosca, a telefonarmi e a chiedere informazioni su di me. Mi ha esposto il piano della società e l’intenzione di costruire una squadra forte che possa ambire a fare il salto in Eccellenza. Non ci hanno messo tanto a convincermi, anzi. Sono contento di aver firmato per la Vergiatese e non vedo l’ora di mettermi a disposizione di mister Marco Cavicchia di cui ho sempre sentito parlare molto bene”.

Nel Varesotto hai già giocato in Promozione tra Varesina, Busto 81 e Cairate. Che ricordi hai? 
“Mi sono trovato bene in tutti i tre club. Con la Varesina ho vinto il campionato e ho festeggiato la promozione in Eccellenza, mentre con Busto 81 e Cairate siamo arrivati a metà classifica disputando comunque un buon torneo. Mi ricordo che il campionato di Promozione è sempre combattuto e me lo confermano i tanti amici che ho qui e che ci giocano o che ci hanno giocato. E poi, nonostante io sia stato via per qualche tempo dal Varesotto, mi sono tenuto informato su quello che è accaduto di anno in anno e anche di domenica in domenica”.

La Vergiatese parte come super favorita. Che idea ti sei fatto?
“La dirigenza ha allestito una squadra forte, è innegabile, ma a scendere in campo non sono i nomi. Quello che conta davvero è l’amalgama. E’ con il gruppo e con l’unità di intenti, infatti, che si arriva in fondo e che si vince. Dopo tante stagioni alle spalle, posso dire con certezza che questo aspetto conta tanto e spesso fa la differenza”.

Eri un ragazzo prodigio, conteso anche dalle big di Serie A. Quali sono state le tappe della tua carriera?
“Sono cresciuto nel settore giovanile del Genoa e mi sono messo in mostra nel Torneo di Viareggio del 2003 con la maglia del Cittadella. Insieme ai miei compagni, ci siamo piazzati al terzo posto dietro a Juventus e Slavia Praga. Avevo 17 anni, ero uno dei pochi del 1985 in un torneo in cui partecipavano soprattutto nati nel 1983 e 1984, ma sono stato premiato come migliore giocatore. Juventus, Milan e Inter avevano puntato gli occhi su di me, ma alla fine non si è concretizzato nulla. Sono rimasto al Cittadella e ho debuttato in prima squadra in C1. Sono passato alla Rosetana e poi al Foligno in C2, alla Massese in C1 e all’Ascoli in Serie B in cui ho avuto come compagni i conosciuti Bucchi e Taibi. Poi alcune scelte sbagliate e la fortuna che non mi ha assistito mi hanno portato ad andare in C2 a Lamezia, a Montebelluna e Quinto in Serie D, al Campodarsego in Eccellenza e, via via, ho giocato per la Varesina, la Puteolana, il Busto 81, il Cairate, la Maddalonese per due anni in Eccellenza e nell’ultima stagione per l’Alliphae in Eccellenza molisana”.

Hai qualche rimpianto? 
“No, non rinnego niente e rifarei tutto quello che ho fatto. Ho visto e vissuto il calcio vero, il calcio anche della Serie B. Quell’Ascoli del 2008/2009 era una buona squadra e mi sono tolto diverse soddisfazioni. Ho girato parecchio per l’Italia, ho conosciuto molti posti e persone e ora voglio stare vicino alla mia compagna Nadia. La Vergiatese è la soluzione ideale per me in tutti i sensi e sono contento di vestire presto il granata”.

Sei stato in tante piazze. C’è una differenza, ad esempio, tra il calcio al Nord e quello al Sud?
“Il Sud è decisamente più caldo. Ho giocato per squadre importanti e in Serie D in alcune città ci sono 1000 persone che vanno allo stadio ogni domenica per seguire la formazione del proprio paese. Giù c’è più pressione, mentre qui al Nord si gioca di più a calcio e l’ambiente è generalmente più tranquillo”.

Qual è il tuo ricordo più bello?
“Il mio gol all’Inter di Pandev e Martins ai quarti di finale del Torneo di Viareggio nel 2003. Grazie a quella rete, abbiamo battuto i nerazzurri e ci siamo qualificati alla semifinale. Un’emozione incredibile che ancora mi porto nel cuore”.

Qual è l’allenatore che hai apprezzato di più?
“Ce ne sono due: Nello Di Costanzo e Giuseppe Giannini, che ho avuto alla Massese. Due ottime persone e due mister molto preparati”.

Se dovessi descriverti, che tipo di attaccante sei?
“Sono una prima punta che fa tanti gol, ma mi piace svariare un po’ su tutto il fronte d’attacco e liberare spazi per i miei compagni. Nell’ultimo campionato ho fatto 18 reti in Eccellenza; insomma, ho il gol nel sangue”.

Laura Paganini