Riuscirà o meno il Varese ad evitare il fallimento dopo la retrocessione in Eccellenza? Come sta operando Fabrizio Berni e che ruolo avrà in un eventuale Varese futuro? Come si fa con un debito così alto? Come procedono le contrattazioni con fornitori e creditori, tra cui anche la squdra? Perché investire in questa piazza? Come è andato l’incontro coi tifosi? Ecco le risposte e le precisazioni dell’imprenditore che attualmente è esclusivamente il rappresentante/portavoce della holding svizzera disponibile ad acquistare.

Le cifre continuano a lievitare. Quanti debiti ha il Varese?
“Quando ci sono stati i primi contatti tra noi e il Varese ci avevano parlato di quasi mezzo milione di debiti, precisamente 450mila euro. In verità, da quando con il mio team ci siamo messi a lavoro in sede, cioè da circa due settimane, sono emerse altre cifre. Circa un milione e 300mila. La cifra è lievitata perché quando non paghi più nulla, specialmente tasse, iva e contributi, poi arrivano anche le ammende e i debiti raddoppiano”.

Quanto denaro cash c’è a disposizione?
“I gruppi industriali interessati hanno messo a disposizione 450mila euro, che in questo momento non bastano nemmeno per partire. Quindi stiamo lavorando per abbassare le cifre”.

Quasi converrebbe prendere il Varese una volta fallito…
“Non nascondiamo che il pensiero ci ha sfiorato perché sarebbe sicuramente più facile. Una volta visti i conti, il mio avvocato mi ha consigliato di scappare da una situazione così complicata. Ma l’idea è quella di investire e presentarci alla piazza da sciacalli è l’ultima cosa che vogliamo fare. Per questo siamo ancora intenzionati a prendere questo club e non a ripartire dopo un fallimento, non siamo speculatori”.

Cosa vi spinge ad investire sul Varese?
“Le strutture. Qui c’è un grande potenziale mal sfruttato: lo stadio può essere sistemato, migliorato per far sì che renda, farlo non deve essere una spesa, ma un investimento. Stesso discorso per Varesello, un centro sportivo a tutti gli effetti che potrebbe essere la casa di tutti, settore giovanile e prima squadra. Al Franco Ossola si devono giocare solo le partite”.

Come è andato l’incontro col sindaco Galimberti per il rinnovo della convenzione che scade a giugno?
“E’ stato positivo e dobbiamo rivederci a inizio settimana. In questi giorni perfezioneremo il progetto al quale stiamo lavorando col Gruppo Trenta. Abbiamo in mente un piano di rinnovo delle strutture e presenteremo i dettagli al Comune”.

In termini di risparmio, conviene mantenere una tal struttura pur giocando in Eccellenza?
“Assolutamente sì, il Varese non conosce altra casa. Nonostante i costi di gestione, lo stadio può trasformarsi in una voce di bilancio positiva. E non diamo per scontata la categoria perché c’è già l’idea di provare la strada del ripescaggio”.

Perché anticipare la partita playout e poi comunque posticipare la ‘scadenza’?
“L’anticipo lo hanno richiesto gli avversari e abbiamo accettato perché i colloqui con la squadra potevano iniziare solo una volta finito il campionato. Giocando il 20 i tempi si sarebbero diluiti troppo. Così invece speriamo di avere il quadro nel giro dei prossimi giorni”.

Sul preliminare che avete firmato, l’operazione doveva andare in porto entro il 15 maggio.
“La verità è che quell’accordo già non vale più niente perché i parametri sono cambiati per via della situazione debitoria che è diventata importantissima, quasi insonstenibile; di conseguenza quel contratto non può essere più valido e la trattativa va impostata in modo diverso”.

Come prosegue la dilazione del debito?
“Ci sono venuti incontro quasi tutti i fornitori, aspettiamo le risposte della squadra”.

Sulle offerte ai giocatori rimasti senza rimborsi da novembre avete cambiato rotta dopo aver incassato qualche “no” secco…
“Ai giocatori non sarà data una parte ma il cento per cento della cifra che spetta loro. Ci verranno incontro sulle tempistiche e ci hanno chiesto, giustamente, garanzie. Con la cifra iniziale di 450mila euro la nostra idea era quella di iniziare a ripianare i debiti, ma anche di programmare la futura stagione. Col lievitare dei debiti dobbiamo rivedere alcune cose e fare un sacrificio”.

Come sarà strutturato il Varese che verrà? Che ruolo hanno avuto e avranno i Catellani?
“Io non solo colui che compra, mi ritengo un mandante. Sono stato contattato da un altro procuratore che a sua volta era stato contattato dai Catellani che sono stati ottimi mediatori. Non so se poi io avrò personalmente un ruolo all’interno della società, devo ancora deciderlo. Di sicuro non siamo legati a nessuno, abbiamo il nostro staff e Fulvio Catellani non ne fa parte. Lui è stato un mediatore e non sarà nello staff tecnico. L’idea è quella di non toccare nulla a livello giovanile, ma per il resto ripartiremo da zero”.

Come è andato l’incontro con i tifosi della Curva?
“Mi hanno chiesto un confronto perché volevano capire le nostre intenzioni e soprattutto chiarezza sui debiti. Noi siamo al lavoro, vogliamo investire e fare il possibile, ma non è che dobbiamo farlo per forza. Se la città non è felice siamo pronti a tirarci indietro”.

Elisa Cascioli