Il primo portoricano impresso nel nostro spazio dei ricordi è “El Mago”, all’anagrafe Héctor Blondet: su un numero di Giganti del Basket, vera Bibbia per noi cestofili di una generazione molto antecedente a quella dei Millennians, c’era una sua foto a commento di un articolo in cui s’annunciava la firma di un contratto col Barcellona nell’estate del 1973. Chissà perché, forse per l’esoticità di questa guardia che alle Olimpiadi di Monaco ’72 aveva fatto esplodere tutta la sua fantasia di giocatore estroverso e di gran cecchino, quell’immagine ci è rimasta impressa. Ogni volta la colleghiamo al basket di Portorico come a un mondo fatto di cestisti da playground, saltatori, magari individualisti.
Daniel Santiago (cui vogliamo dedicare questo nostro momento della memoria) condivideva con Blondet solo il passaporto e le ottime doti atletiche. Quelle doti che fecero dire a Edo Bulgheroni, presidente dei mitici Roosters della stella, che gli bastò vederlo in un salto a due durante una partita del suo Portorico ai Mondiali disputati in Grecia nell’estate ’98 per spingere il GM Gianni Chiapparo a ingaggiare quel lungagnone di m. 2.13.
Un gran potenziale, certamente, quello di Santiago, che però in avvio di stagione 98/99 non si era ancora tradotto in concretezza sul parquet. Tanto che, le cronache dell’epoca lo riportano, sola la determinazione di Edo Bulgheroni lo salvò dalle perplessità di coach Charlie Recalcati, che temeva fosse troppo acerbo per completare al meglio un puzzle poi capace di trionfare, portando lo scudetto della stella sotto la volta di Masnago.
Intanto era passato oltre un anno dalla prima apparizione varesina di Santiago: il portoricano aveva lavorato come si deve in palestra, seguendo al meglio le indicazioni del viceallenatore Dodo Colombo, che aveva speso tante ore con lui.
Ora era un pivot con i fiocchi. Se ne era già accorto Tim Duncan, altro caraibico, in verità con uno spessore tecnico da superstellad’oltreoceano. Proprio all’inizio della stagione post stella, in un’edizione del McDonald’s Open disputata al Forum di Assago, nella partita tra i Roosters campioni d’Italia e i San Antonio Spurs, il “nostro” Daniel campì un gesto tecnico clamoroso, andando a stoppare quel Duncan che era appena stato MVP delle finali Nba. Mondo del basket a stelle e strisce che avrebbe poi assaggiato anche Santiago, sebbene con un successo probabilmente inferiore alle sue e alle nostre aspettative.
In quel campionato 1999/2000, piuttosto tormentato per Varese, il centro portoricano sciorinò una serie di prestazioni ad alto livello. Fra queste, anche quella di una quindicesima giornata disputata ai piedi del Sacro Monte e terminata con un successo casalingo per 83-79 contro la Viola Reggio Calabria di un giovane Emanuel Ginobili.
Quel giorno, il pitturato fu suo, come dice lo scout della partita, dove accanto al nome di Santiago ci sono 19 punti con 9 rimbalzi e 3 stoppate, per un ottimo 33 di valutazione.
Antonio Franzi