Arrivato a inizio 2018 per sostituire quel Damian Hollis che non ha convinto coach Caja, l’estone Siim-Sander Vene – nonostante fosse reduce da un lungo infortunio che gli aveva impedito di scendere in campo con la maglia di Reggio Emilia – si è subito messo in mostra per le sue qualità trasversali da giocatore di squadra. L’impatto dell’ala, soprattutto in termini di minutaggio, è cresciuto di settimana in settimana e il rendimento è stato fino ad ora molto soddisfacente: tanta solidità, quattro partite in doppia cifra di valutazione e ottime percentuali al tiro (55% da due e 33.3% dall’arco). Sabato scorso, sul campo di Trento, Vene ha fornito quella che è ad oggi la sua miglior prestazione realizzativa in Serie A: 14 punti (in aggiunta a 7 rimbalzi) con 4/5 da due e 2/2 da tre.

Sei tornato in campo da due mesi dopo un lungo stop per infortunio. Ti senti al 100% adesso?
«Settimana dopo settimana sto ritrovando la condizione, mi sento in costante miglioramento. La pausa per le nazionali oltretutto ci ha permesso di allenarci duramente e di concentrarci sul lavoro, per cui adesso mi sento bene. Non saprei dire se ho già raggiunto il 100% della condizione, però penso che sia importante che io percepisca queste buone sensazioni sul campo».

Cantù-Varese 17 veneSei parso fin dall’inizio molto integrato nei meccanismi della squadra. L’adattamento al sistema di coach Caja è stato effettivamente facile o c’è voluto tempo?
«L’apparenza in questo caso ha un po’ ingannato perché non è stato affatto facile inserirmi, principalmente per il fatto che ho passato, prima di arrivare a Varese, un lungo periodo senza giocare a causa dell’infortunio. Oltretutto l’allenatore è molto esigente, ha un sistema di gioco ben definito e per cui ci vuole tempo per capire esattamente quello di cui ha bisogno la squadra. Adesso, però, sento di essermi perfettamente integrato».

Al di là della nazionalità, hai ricordato a molti Kristjan Kangur per il tuo modo di giocare. Secondo te è un paragone sensato? Ti piacerebbe avere una carriera simile in Italia?
«Non siamo noi giocatori a dover fare paragoni, è giusto che siano altre persone a decidere se io e Kristjan sul campo ci assomigliamo o meno. Lui ha avuto una buonissima carriera, soprattutto qui in Italia. Io non mi precludo niente: so che lui si è trovato molto bene qui e anch’io non sto avendo problemi in Italia, perciò se il destino dovesse riservarmi un futuro in questo paese non ne sarei dispiaciuto».

Varese si è messa fino ad ora in mostra per la capacità di impedire agli avversari il gioco interno. Fesenko costringerà la squadra a rivedere il piano partita?
«Sappiamo tutti che Fesenko non è solo uno dei migliori giocatori del campionato, ma è probabilmente anche il più 08 varese-cremona veneforte fisicamente. Però non sarà in campo per tutti e 40 i minuti. Noi dobbiamo sempre cercare di seguire il nostro piano partita e di avere la capacità di adeguarci a quello che ci propone la partita. Con lui in campo potrebbe essere più difficile per quella che è la nostra identità difensiva, ma noi dobbiamo comunque provarci».

Con le quattro vittorie di inizio girone di ritorno, Varese si è guadagnata la reputazione di ammazza-grandi. Ciò può costituire un vantaggio psicologico per la sfida con Avellino?
«Spero che questo fattore possa aiutarci e possa darci una buona spinta per una partita comunque difficile. Sul piano mentale, effettivamente, potrebbe permetterci di avere buone sensazioni fin dalla palla a due. Di per sé credo comunque che giocare contro squadre di alto livello costituisca una motivazione aggiuntiva, soprattutto se siamo in casa: vogliamo sempre regalare soddisfazioni ai nostri tifosi».

Filippo Antonelli