DE PAOLAUn pareggio che vale una sconfitta. E la retorica meglio affidarla ad altre occasioni. Il senso dell’1-1 con la Pergolettese è tutto nella piva bassa di Ivan Javorcic e nei sorrisi a rigorosa prova dentistica di Luciano De Paola. Ma le parole non fanno solo da contorno. Anzi. Partiamo (per strette necessità narrative), dal tecnico gialloblu: “Bella partita contro una squadra organizzata. Per loro era la partita della vita. Ma non penso l’abbiano fatta. Poca pressione su Manzoni? Beh, in effetti me ne aspettavo di più. Penso che il campionato sia finito. Il Rezzato le vincerà tutte. Mi dispiace per Javorcic che è un amico e abbiamo giocato insieme per qualche partita”. Sulle amicizie sarebbe anche il caso di dare un giro di vite visto che vale lo stesso discorso per Filippini del Rezzato. Ma tant’è. Soprattutto se il post partita prende una piega evangelica. Sempre De Paola:“Di solito non vado in chiesa ma ci sono andato per Pasqua e mi ha colpito una frase che ho sentito: la dignità scorre nel sangue e nelle vene. Io vado ad allenare dove mi diverto anche se mi fanno partire sempre a dicembre. Mi faccio sempre qualche mese di vacanza”.

In casa Pro Patria c’è davvero poco da ridere. Sotto tanti punti di vista. Lo spalatino non si arrende: “Se pensiamo che è finita allora stiamo tutti a casa. Oggi siamo andati in difficoltà e non siamo riusciti a mettere in campo quello che avevamo preparato. Però eravamo andati in vantaggio e vista l’importanza della gara, andava gestita diversamente. Si è deciso tutto a centrocampo”. La lingua batte sul dente della mancanza di successi contro le grandi (4 punti in 7 gare contro le prime 5): “Poca personalità? Preferisco non parlarne adesso. Per il percorso che abbiamo fatto insieme. Anche il palo alla fine lo vedo some un segnale. In altri casi sarebbe stato indirizzato dentro. Ma ho fiducia. Andiamo a Trento convinti che il campionato non è ancora chiuso”. Al triplice fischio, accenni di contestazione al tecnico. Sentiti? “Sono cose che fanno parte del mondo del calcio. Non del gioco del calcio ma del mondo del calcio. C’è una bella differenza”.   

Mentre per la sala stampa si aggira un Gigi Sartirana con targa commemorativa e leggero imbarazzo, ai microfoni si presenta Pettarin. Avvezzo agli 1-1 visto che si era già palesato dopo la Virtus Bergamo. “Abbiamo fatta fatica ad andare a prenderli alti. Ci è mancato qualcosa sul piano fisico. E’ stata una partita giocata sulla tensione. Finita? Sembravamo spacciati anche dopo Caravaggio. Lo avevo detto anche allora. Ce la giochiamo. Vinciamole tutte e vediamo. Certo a Trento c’è il gemello di Filippini…”. In realtà, è stato esonerato e sostituito da Rastelli. Ma (evidentemente), è una giornata così.                                          

Giovanni Castiglioni

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