Sembrava sulla carta la partita più facile delle tre che rimanevano per chiudere la regular season e invece si è trasformata in una lotta selvaggia, con Brindisi che ha cercato fino al 40’ di ottenere quei due punti che le avrebbero permesso di festeggiare la salvezza aritmetica. In virtù del capitombolo di Capo d’Orlando a Venezia la Happy Casa si è comunque avvicinata alla permanenza in A, ma con una vittoria avrebbe raggiunto il traguardo con due giornate di anticipo.

Varese non si è fatta spaventare, anche se la fisicità messa in campo da Lydeka e compagni ha messo a dura prova l’attacco biancorosso nell’arco di tutta la gara. Le percentuali di tiro, soprattutto dalla distanza (4/20 da tre), non hanno permesso alla squadra di Caja di alzare l’asticella e di provare una qualsivoglia fuga, merito appunto di un’avversaria che ha saputo opporre una notevole intensità per imbrigliare una formazione che nel girone di ritorno ha quasi solo vinto.

La sfida di ieri, dunque, è un’altra occasione per mettere in luce la capacità che maturato la Openjobmetis di non uscire mai dalla partita e di rimanere sempre incollata nel punteggio, anche quando si presentano momenti di difficoltà. Varese infatti, nonostante un primo tempo da appena 25 punti segnati, ha saputo rientrare negli spogliatoi all’intervallo sotto di 2, regalandosi la chance di provare a rimediare nei secondi venti minuti.

Così è stato, in particolar modo in un terzo periodo da 24 punti segnati e che ha rappresentato l’unico vero momento di supremazia biancorossa su Brindisi nel corso della gara di ieri. Varese ha saputo lottare per tutti e quaranta i minuti di gioco e, nel momento decisivo, ha trovato il killer instinct che ormai contraddistingue le prestazioni di Larson (autore anche ieri dei canestri più importanti) e compagni.

La Openjobmetis ormai sa solo vincere, che sia una partita di classe come quella con Brescia, una partita inizialmente incanalata sui binari sbagliati come quella di Bologna o una partita sporca come questa contro Brindisi. Tutto ciò in virtù non soltanto del killer instinct di cui abbiamo parlato poc’anzi, ma anche di una bravura nelle letture che permette di trovare sempre la soluzione migliore in base alle caratteristiche dell’avversaria.

Ieri Varese, che non ha potuto contare su un Okoye incappato in una serata alquanto storta (4 punti con 2/10 dal campo), si è rifugiata nella sapienza cestistica di Tyler Cain, che ha saputo approfittare delle incertezze della difesa brindisina a centro area, soprattutto in situazioni dinamiche. Avramovic per una volta, oltre che miglior marcatore della squadra, è stato anche più playmaker di Larson e si è reso protagonista di diversi passaggi d’autore.

Brindisi ha tentato una rimonta impensabile nel quarto periodo (28 punti segnati), ma la OJM ha resistito senza troppi patemi. Ora si avvicina una serata fondamentale per il percorso biancorosso perché una vittoria su Cremona settimana prossima toglierebbe quantomeno la Vanoli dalla corsa Playoff e, in caso di sconfitta di Sassari (impegnata sul difficilissimo campo di Trento), significherebbe qualificazione raggiunta addirittura con una giornata d’anticipo.

Inutile comunque fermarsi a fare calcoli, per il momento. Il cammino di questa squadra merita di rimanere semplicemente a godersi le prestazioni con ammirazione. A fine giornata (o alla fine di quella dopo) si guarderà poi la classifica e si faranno tutte le valutazioni del caso. La missione Playoff è concreta più che mai e, per raggiungere uno storico traguardo, serve ormai solamente l’ultimo sforzo.

 

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Filippo Antonelli