Cosa sarà che ti strappa dalla realtà e ti butta nella dimensione del sogno? Cosa sarà che dopo tanti anni trascorsi “beckettianamente” ad aspettare il fantomatico Godot, ti spinge via da un tranquillo tran-tran e ti catapulta in mezzo a movimento, luci, suoni, emozioni?
“E’ la serie A. Quella vera – risponde sereno Nicola Natali, guardia dell’Openjobmetis -. Quella che ho visto migliaia di volte da ragazzino. Quella che ho sognato per centinaia di notti. Quella su cui, ormai, avevo messo lapide con tanto di epigrafe. Quella che, invece, in maniera sorprendente e ovviamente inattesa, mi è passata davanti l’estate scorsa e, a quel punto, sarebbe stato stupido, e sbagliatissimo, dire di no. Non fosse altro che per la curiosità. Non fosse altro che per il gusto di vedere come sono fatte le cose da dentro. Insomma: a 29 anni suonati, ‘sta emozione la dovevo provare. O no?”.

E adesso, dopo 28 partite, come la descriveresti, quella emozione?
“Dopo 28 gare nel massimo campionato le emozioni vere, fortissime, impareggiabili – l’esordio in casa contro Venezia e i primi punti in serie A segnati a Milano contro l’Armani -, hanno lasciato spazio ad una gradevole sensazione, quella di poter camminare a questo livello, e ad una grande soddisfazione: quella di aver finalmente raggiunto un obiettivo per il quale ho lavorato, faticato e sudato tanti anni. Adesso, mi accompagna solo una sensazione: la consapevolezza di dover lavorare e lottare ancora di più ogni giorno per dimostrare di meritare tutto questo perchè in questa giostra nella quale ruotano 700.000 giocatori stranieri basta un attimo di distrazione per ritrovare catapultato fuori”.

Rimaniamo nel campo delle emozioni che nel tuo caso, dopo aver battuto Brindisi, sembrano assumere una forma addirittura gigantesca. Al primo anno in serie A con Varese siete ad un passo dai playoff. Ma non sarà un po’ troppo, tutto in una volta?
“Non faccio fatica ad ammettere che la nostra classifica attuale, se mi guardo alle spalle, e se ripenso ai momenti di grande difficoltà che abbiamo vissuto, supera di gran lunga ogni più rosea aspettativa. Tuttavia, allo stesso tempo, usando un pizzico di razionalità dico che tutto quello che stiamo raccogliendo è frutto solo del nostro bellissimo, e soprattutto costante, lavoro in palestra. E’ frutto dei nostri miglioramenti che, a loro volta, sono figli dell’impegno, della mentalità, dell’attitudine, degli sforzi comuni, del sudore versato da una squadra che, sia detto con tutto il rispetto possibile, in Italia lavora come poche altre. Insomma, mi ripeto e con raziocinio dico che i risultati di oggi rappresentano solo il giusto premio per un gruppo e uno staff tecnico che in palestra ci danno dentro con un’etica di lavoro straordinaria e, proprio grazie alla logica del fare squadra, sempre, è stato in grado di assorbire infortuni, defezioni, partenze, arrivi, inserimenti in corsa di nuovi giocatori. Senza una solida base, in particolare quella che, nel tempo, abbiamo costruito in difesa, tutti questi imprevisti avrebbero avuto ben altro effetto. Ed è la stessa base che ci ha permesso di vincere contro Brindisi, in una gara condizionata dall’importanza della posta in palio, da un avversario coriaceo e da un ritmo di gioco troppo altalenante. Però, senza quelle tre-quattro buonissime giocate difensive – rimbalzi, palle recuperate, aiuti difensivi, rotazioni -, prodotte in momenti determinanti del quarto periodo non ne saremmo mai venuti a capo”.

Parliamo un attimo di te e della “Natali-dinasty”. La tua figura si affianca a quella di papà Gino, mamma Tina e tuo zio: tutti giocatori ad alto livello. Qual è la sensazione prevalente?
“Da parte mia, come dicevo, sto vivendo il coronamento di un sogno che, naturalmente, è stato anche il sogno dei miei genitori. Mio padre (ex giocatore in serie A ed ex g.m. di vaglia tra l’altro a Roma e all’Olimpia Milano, ndr) adesso è il mio “ultrà” più accanito ed è davvero piacevole vedere nei suoi occhi la gioia e la soddisfazione per quello che ho conquistato, anche se in età matura. Poi, è chiaro, le discussioni in famiglia tra chi sia meglio non mancano mai, così come sono sempre presenti gli sfottò, spesso alimentati ad arte da amici e conoscenti, che hanno visto giocatore entrambi. Però, alla fine, nostalgici del passato o ben calati nel presente 2018, tutti ci si ritrova d’accordo su una considerazione: nessuno tra noi Natali è stato baciato dal talento o ha ricevuto in dono dal Dio del Basket le stimmate del giocatore inimitabile ma, con orgoglio, possiamo tutti dire senza paura di essere smentiti che, se ce la si gioca sul piano del carattere, della tenacia, del volontà di arrivare, della passione o, in una parola, del cuore, sono in pochi quelli che ci possono battere. Un “cuore”, un tratto del DNA che certamente ricevuto in dono dal mio babbo”.

La conquista della post-season da parte di Varese passerà tanto attraverso il cuore…
“Tanto? Quasi tutto, direi perchè a questo punto della stagione gli avversari sotto il profilo tecnico e tattico non hanno più segreti. Ogni domenica, da almeno due mesi, sento ripetere il consueto “mantra”: oggi Varese si gioca la partita decisiva. Ed ora, finalmente, ci siamo. Le prossime due partite sarà quelle davvero, definitivamente decisive. Quindi, nelle prossime due gare vincerà che ne avrà di più da spendere. Vincerà, e di conseguenza andrà ai playoff, la squadra che sarà disposta a versare sul parquet anche l’ultima goccia di sangue. E noi di Varese – conclude Nicola -, siamo disposti a farci dissanguare piuttosto che mollare”.

Massimo Turconi