E adesso attacchiamoci al Darfo. Principale (forse unica), possibilità di perdere punti del Rezzato da qui alla fine. Sempre che la Pro Patria poi vinca le sue 4 restanti. Pratica (comunque), da non dare per scontata. “Dovevano fare la partita della vita e non l’hanno fatta”. Senza nascondersi dietro a Luciano De Paola (perché è quello che pensa anche chi scrive), le sue parole valgono come didascalia all’1-1 con la Pergolettese. E, per metonimia, all’intera stagione biancoblu. Ci sarà tempo e modo per capirne il perché. Ma sul come c’è davvero poco da eccepire. Sette sfide contro le prime 5 in classifica con 4 punti e nessuna vittoria. Tara (in parte), mutuata dall’anno passato quando alla fine i punti furono 7 in 8 gare (ma con 2 successi). Alla contabilità manca ancora l’epilogo contro il Darfo alla 38^. Match che può arrotondare il bilancio degli scontri diretti. Non il senso della differenza con la capolista che negli stessi incroci ha fatturato 13 punti.

In questo quadro di fondo, la prestazione di ieri non ha potuto che venire a supporto di dubbi già suscitati dallo storico del campionato. “Non siamo riusciti a mettere in campo quello che avevamo preparato in settimana”. Lo stile è quello solito (misurato) di Ivan Javorcic. Il non detto (o il detto tra le righe), è invece un’implicita ammissione. Alla dimensione di questa squadra manca l’ultimo clic. Quello definitivo. E non è un problema di personalità individuale. Quella c’è sicuramente in gran parte degli uomini della rosa. Ma di gruppo. Alchimia che permette di gestire i momenti di una partita secondo necessità e risorse disponibili. Una capacità che è mancata ieri, a Caravaggio, con il Pontisola, tanto per citare gli ultimi anelli della catena. Senza omettere le scelte dello spalatino (iniziali e a gara in corso). A partire dall’idea di schierare sin dal via Pedone e Disabato. Magari con altri interpreti sarebbe andata anche peggio. Ma nulla ci toglie dalla testa che quello sia stato un azzardo. Non in linea con gli standard del croato. A maggior ragione in assenza di Gazo, il vero punto di equilibrio della Pro Patria. Lo scriviamo da agosto. Quindi, è persino banale tornarci.

Lo è sicuramente meno accennare ai primi isolati barlumi di contestazione subiti dallo stesso tecnico a fine gara. Comprensibilmente, non li ha presi bene: “Queste cose fanno parte del mondo del calcio, non del gioco del calcio”). Ma come si dice, dovrà farsene una ragione. Onori ed oneri. Anche quando non sono meritati. Per un allenatore più che per gli altri. Il punto è però un altro e va al di là dello specifico. Chi davvero crede ancora nella promozione? Secondo Javorcic: “Chi pensa che sia finita è meglio che se ne stia a casa”. Frase ad effetto. Probabilmente anche opportuna. Che va però poi confortata dai fatti. Sul campo prima ancora che in sala stampa.                

Giovanni Castiglioni