Se le vittorie fossero assegnate sulla base di occasioni create, qualità della manovra e dominio del gioco, ieri la Pro Patria non avrebbe battuto il Pontedera. Fortunatamente (e non solo perché il risultato ha arriso al biancoblu), nel calcio contano solo i gol fatti e quelli (non) presi. Premessa lapalissiana che serve a scoraggiare chiunque volesse apporre in calce un asterisco ai tre punti raccolti contro i granata toscani. Legittimi al di là di qualsiasi sofisma sulla prestazione.

Da ieri la formazione di Javorcic è ufficialmente una squadra di Serie C. Battesimo celebrato grazie ad un successo in una “partita sporca” (definizione dello spalatino), che fa scopa con finali avversi in “partite pulite” di inizio stagione. Prezzo pagato ad un vissuto che la truppa tigrotta non poteva avere e che ora sta maturando. Grazie a cicatrici ancora ben visibili e frutto di errori utili. Per quanto dolorosi. “Ho visto giocare la Pro Patria molto meglio di oggi”. Maraia (laconico) a fine gara non ha nascosto il disappunto. Vero. Anzi, verissimo. Posto che sulla differenza tra giocar bene e giocar male (e sulle relative conseguenze sul risultato) si potrebbe aprire un simposio, la vittoria di ieri è cruciale proprio perché figlia di condizioni non ideali. Averla fatta propria è segnale dell’acquisita dimensione di squadra di categoria.

Quanto all’uomo copertina, scelta scontata. Fuori Mastroianni, il testimone è infatti raccolto da Niccolò Gucci da Bagno a Ripoli. Attaccante sottovalutato (troppo sottovalutato), che alla fine il suo lo fa sempre. Mettendo spesso la griffe su gol pesantissimi. I 2 di quest’anno contabilizzano 6 punti. Quello (furbissimo) di ieri può sommare al fatturato anche la possibile svolta stagionale.

A compendio, una breve di colore. Ieri il botteghino dello “Speroni” recitava 849 spettatori (di cui 419 paganti) per un incasso di 6.824 euro. Roba che (in una partita giocata alle comodissime 16.30 di una domenica pomeriggio), ricorda molto il dilettantismo degli ultimi due anni e non il professionismo in cui (salvo ognuno), la Pro Patria è da poco ritornata. Alla vigilia del centenario, da Busto e dai bustocchi sarebbe lecito attendersi altro. Ben altro. Parole al vento? Certo, non siamo mica nati ieri. Ma è il caso di spenderle comunque.

Giovanni Castiglioni