Due stagioni e mezzo cercando di lavorare in un mare costantemente in tempesta. Il direttore sportivo del Varese, Alessandro Merlin, ha accettato di tutto e ingoiato tanti bocconi amari pur di restare aggrappato ai colori biancorossi della sua città. Ha preferito tenere duro alle aspre critiche della tifoseria, non puntare il dito contro una gestione societaria folle, non imporsi nei casi in cui magari andava fatto, mantenersi in equilibrio in una barca sovrastata dalle onde e alla fine si è pure messo al timone senza però riuscire a portare in porto quel che restava oramai di una zattera senza bussola.
Fondamentalmente Merlin è l’unico “sopravvissuto” della stagione, vissuta dall’inizio alla fine. Partiamo dall’inizio. Da un’estate con tanti (soliti) proclami e la scelta di un tecnico vincente. Iacolino era davvero l’allenatore giusto per il progetto?
“Puntare su di lui non è stato sbagliato, ma se non prendi due o tre giocatori dei suoi, che lo hanno seguito e che sono stati con lui capendo le sue dinamiche in spogliatoio, poi rischi. Ne aveva chiesti un paio, ma erano sotto contratto col Cuneo appena promosso in C. Ho contattato anche Franca, ma mi ha chiuso la porta in faccia. Ho cercato Poesio incassando un altro no. La domanda principale, visti i problemi della stagione precedente, era sempre legata al pagamento dei rimborsi. Detto questo però abbiamo costruito una rosa vincente. A livello di uomini non ce n’era con nessuno, è che poi ci è andato tutto storto”.
Le cose però non hanno girato nel verso giusto, a livello di risultati, sin da subito, quando i problemi economici non erano ancora sotto i riflettori.
“La questione del ripescaggio sì ripescaggio no ha un po’ pesato sulle scelte e creato un po’ di casino. Siamo andati in ritiro con un solo portiere e un solo terzino destro, perché se poi vai in C non ne prendi due di portieri ’99. Bizzi è arrivato il 20 agosto e i primi di settembre era già in campo e sappiamo che difficoltà ha avuto nella prima parte. Stesso discorso per il terzino Fratus, preso dopo l’infortunio di Ghidoni. Se arrivi a luglio, magari la musica può cambiare. Comunque anche se i problemi non erano alla luce, si percepiva che qualcosa non funzionava come doveva. Chi fa calcio da tanti anni aveva annusato”.
Quando le cose non andavano bene sportivamente, non si poteva intervenire in qualche modo?
“Personalmente ho avuto un ottimo rapporto con Iacolino, ci siamo parlati più volte, abbiamo preferito aspettare. Poi a dicembre gli è stata fatta presente la situazione, la squadra sarebbe stata ridimensionata, lui ha dato le dimissioni ed è stata scelta la linea verde con Tresoldi. La rosa comunque non è stata smantellata”.
Non era meglio partire ridimensionati già a luglio?
“Il problema è che all’inizio mi è stato dato un budget iniziale; poi è stato cambiato, Taddeo se n’è andato e poi non si è capito più niente. Non mi è mai stato detto abbiamo tot, per la squadra dobbiamo spendere tot. Penso anche io che bastava essere chiari e la piazza, in questo momento di difficoltà per tante società, avrebbe capito”.
Dopo tanti addii, nel mercato di riparazione sono state tesserate scommesse col senno di poi non vincenti (De Carolis, La Ferrara, Pedrabissi, Ba, Filomeno). Non era meglio un’unica punta di peso invece che di cinque incognite?
“Ci abbiamo provato, con Fall e anche con Crocetti, ma abbiamo incassato i loro no. L’unico sistema per riuscire a portare a casa qualcosa era fare delle scommesse. Chi aveva mercato ha compiuto altre scelte”.
Tresoldi?
“Ci ha messo tutto quello che aveva. Non era facile gestire una situazione del genere; un andirivieni di emozioni, la maggior parte negative. E’ stato un vero bordello, un anno devastante”.
E la decisione di mandarlo via due giorni prima della gara playout anticipata clamorosamente?
“Non è stata presa da me. Mi è stata comunicata da Basile che non sentivo da dicembre e che mi ha detto che in panchina sarei potuto andare io perché ho il patentino”.
E adesso?
“Aspetto di vedere quello che succede a livello di società, pianificazione e categoria. Spero che il Varese resti in vita”.
Ma tu preferiresti rimanere che cambiare aria?
“Sì, il Varese lo sceglierei sempre. Per me è davanti a tutto e tutto, è insostituibile, anche in Eccellenza”.
Il tuo parere su Berni?
“Abbiamo avuto un breve colloquio, non so quali saranno le tempistiche, ma mi auguro che un anno del genere diventi solo un ricordo”.
Elisa Cascioli