A cosa serve l’esperienza. Nelle prime 5 giornate la Pro Patria è passata in vantaggio 3 volte (Pistoiese, Olbia e Carrarese) raccogliendo però 2 sconfitte ed una sola vittoria (con il brivido finale) contro gli arancioni di Indiani. Per contro, ha subito per 2 volte il primo gol (Juventus Under 23 e Pro Vercelli) non riuscendo mai a risalire la china. Nelle ultime 8 giornate i biancoblu hanno invece segnato per primi 4 volte (Novara, Albissola, Pontedera e Arzachena) portando a casa 3 vittorie ed un pareggio. Andati sotto in 4 circostanze (Piacenza, Pro Piacenza, Siena e Lucchese) hanno recuperato in 3 gare vedendo vanificata la rimonta contro il Pro solo negli ultimi minuti. Nell’ultima settimana contro il Siena e ieri contro la Lucchese, 3 volte sotto e 3 volte in grado di rimediare. Tutto fuorché una coincidenza.

Il 22 ottobre all’indomani dell’1-4 contro il Piacenza, scrivevamo che la formazione di Javorcic doveva imparare a pareggiare le partite che non poteva vincere. Serviti. Tre pari in 6 giornate. Tutti in situazioni in cui si poteva vincere ma (forse) si è rischiato più di perdere. Un vissuto che ha giovato a tutti (spalatino compreso). Mutazione genetica utile (anzi, necessaria) per potersi salvare. Cioè, puro darwinismo applicato alla Serie C. Attraverso una squadra che attacca la metà campo avversaria con meno uomini, ma lo fa più rapidamente. Linea più bassa, meno palleggio, più verticalità. Sintesi grezza. Ma non così lontana dalla realtà.

In attesa della complicata trasferta contro la capolista Arezzo (domenica, ore 14.30), una manciata di considerazioni sui singoli. Fietta sarà anche vecchio ma fa sempre buon brodo. Tornaghi ha pasticciato sul primo gol ma si è messo tutto alle spalle fornendo una prestazione solida. A dimostrazione che a 30 anni è un po’ più facile passare sopra (e oltre) gli errori che a 19. Sempre per il vissuto di cui sopra. Infine Zaro. Il gol è parte del suo bagaglio. Quindi non fa notizia. O forse la fa per la crasi nell’esultanza (metà Bonucci e metà Cristiano Ronaldo). Ma il punto è un altro. Da quando è a Busto, il 19 è spesso partito in panca per poi guadagnarsi il posto da titolare. Con pazienza. E aspettando il momento giusto. Quest’anno a Novara aveva sfruttato l’occasione. Con il Piacenza no. Ora il Tonno Gate ha messo fuori causa Molnar vedremo per quanto. Chissà che il Giuanìn non sappia approfittarne anche stavolta.

Giovanni Castiglioni