La prima volta arriva a fine anni ’70 (o era già il 1980??) in un’afosa serata di luglio al vecchio palazzone di San Siro. Siamo tutti là, oltre 12.000 spettatori, nel vecchio palazzone di San Siro. 12.000 collezionisti di stupore e gioia. 12.000 anime adoranti e in attesa di vederli prima sfilare e poi giocare: i professionisti NBA, per la prima volta nel nostro paese. Ricordo Phil Ford ed un suo passaggio di apertura del contropiede: una roba così, mai più vista. Ricordo la classe di Paul Westphal e quanto era enorme Wes Unsel (canottiera da gioco taglia 7XL rende l’idea?), fenomenale centro dei Washington Bullets.
La seconda volta arriva un paio d’anni dopo, fine settembre 1981, sempre al palazzone di San Siro. Stesso copione: 12.000, ancora tutti là per salutare, omaggiare, esultare, amare Julius “Dr. J” Erving, mito assoluto e, in tema di assoluto, il primissimo giocatore capace di cambiare il basket trasformandolo da gioco orizzontale a gioco verticale. Però, in entrambe le occasioni, pur bellissime, pur eccitanti e, per l’epoca, decisamente straordinarie, sto parlando di incontri di esibizione, giocati in un’atmosfera da vacanze estive tra squadre formate da selezioni di giocatori NBA raccolti qui e là.

Invece quella volta a Varese, primi d’ottobre 1984, è stata una cosa completamente diversa. Grazie alla credibilità acquisita nel corso degli anni e alle conoscenze maturate ai più alti livelli del basket USA, Toto Bulgheroni riesce a portare a Varese, in Italia, e ça va sans dire, in Europa due squadre “vere” di professionisti NBA: i New Jersey Nets (oggi Brooklyn Nets) e i Phoenix Suns. Il tutto in largo anticipo sui tempi, ovvero prima dei vari Mc Donald’s Open o, più avanti, degli “opening game”.

Quella volta lì è tutto diverso perchè Nets e Suns sono a Varese in pre-stagione, nel pieno del periodo di preparazione, e l’appuntamento varesino rappresenta una sorta di “try-out Camp” con allenamenti intensi, gare impegnative contro avversari in forma e pronti per il loro campionato e test severi anche per le matricole. Insomma, quella volta lì, sotto le volte di Masnago, niente baracconate, ma partite serie tecnicamente e mentalmente. Così, dopo i volteggi e le applauditissime prodezze ginniche di “The Gorilla”, famosissima mascotte dei Phoenix Suns, si gioca per davvero con le schiacciate dell’altro Gorilla, Darryl Dawkins, strapotente centrone dei Nets soprannominato, appunto, “Baby Gorilla” o anche “Chocolate Thunder” che, qualche anno più tardi, vestirà le maglie di Torino e dell’Olimpia Milano. Masnago si spella le mani per le prodezze di Michael Ray Richardson, play-guardia dei Nets ma, qualche anno dopo, autunno 1990, sarà lo stesso Richardson, ingaggiato dalla Virtus Bologna, a spellarsi le mani nel corso di una furibonda rissa con Stefano Rusconi, Frank “La Rana” Johnson, Binelli e compagnia. Lo sportivissimo pubblico del “Lino Oldrini”, allora si chiamava solo così, applaudirà anche Darwin Cook, play dei Nets, ovviamente inconsapevole del fatto che sarà proprio Cook, con una famosa giocata irregolare, a portar via lo scudetto alla DiVarese. A tutto ciò si aggiunge la meraviglia per le giocate di classe di Walter Davis, stella dei Suns, l’incredibile atletismo di Larry Nance, uno che proprio pochi mesi aveva vinto la gara delle schiacciate all’All Star Game. Ma, a proposito di schiacciate, i tifosi di Varese possono ammirarne una (nella galleria fotografica) di Charles Pittman che, per tre campionati, formerà con Corny Thompson una delle più belle coppie USA mai atterrate a Varese.

Quel torneo – ricorda Toto Bulgheroni -, costituisce tuttora una delle pagine più belle mai scritte dalla Pallacanestro Varese oltre che, è chiarissimo, un motivo di prestigio e di orgoglio per noi che lo organizzammo perchè, come hai giustamente sottolineato, si trattò della prima volta assoluta di team NBA in Italia. Come puoi immaginare organizzare il torneo non fu per nulla semplice. Richiese diverse settimane di lavoro perchè muovere le superstar della NBA, allora come oggi, non è esattamente uno scherzetto. Però, con l’aiuto e la grandissima disponibilità di Jerry Colangelo, allora presidente di Phoenix, la collaborazione della Virtus Bologna e lo sforzo di tantissimi nostri collaboratori tutto filò liscio come l’olio e per alcuni giorni, lo affermo con orgoglio, Varese divenne la capitale europea del basket“.

Tra i tantissimi che certamente avrai, qual è il ricordo più nitido che ancora si fa largo nella tua mente a proposito di quel favoloso evento? “Potrà sembrarti strano, ma la fotografia più nitida ed esaltante è quella legata ad una stratosferica, paralizzante schiacciata che Guido Curtarello, lanciato in contropiede, piazzò in faccia nientemeno che a Larry Nance. Fu un momento strabiliante e ricordo benissimo che la gente di Varese scattò in piedi per un applauso a scena aperta accompagnato da un giustificatissimo “Oooohhh” di totale meraviglia: pensa, un ragazzo di 16 anni che mangia in testa ad una superstar NBA. Tanto bello, quanto incredibile, no?“.
Dedicato a chi l’ha visto. Dedicato a chi non c’era. E anche a chi, in quei giorni lì, inseguiva una sua chimera…

(Le foto della gallery sono state restaurate e digitalizzate grazie a Foto Studio Pinciroli, Via Seprio 3, Legnano)

 

Massimo Turconi