Ci voleva, per il morale e per la classifica. La Openjobmetis è finalmente tornata alla vittoria e si è oltretutto sbloccata in trasferta: lontano da Masnago, fino ad ora, Varese aveva collezionato sette sconfitte in altrettante uscite. Lo ha fatto, per di più, su un campo difficilissimo come quello del Taliercio, casa della Reyer Venezia campione d’Italia in carica.

Lo avevamo scritto su queste pagine: l’inversione di tendenza che aveva caratterizzato la serie di cinque sconfitte consecutive riguardava soprattutto la metà campo difensiva, all’interno della quale Varese aveva perso diversa solidità concedendo punteggioni all’avversaria di turno. Certo, i numeri di Brindisi e Virtus erano gonfiati dall’overtime disputato, precisazione che però spostava di poco la questione: nei cinque minuti supplementari, sommando i due incontri, Varese aveva subito ben 29 punti totali.

La Openjobmetis, dunque, per avere e darsi una chance in una partita di questa difficoltà doveva ripartire da lì: era fondamentale ritrovare l’efficacia difensiva che aveva impensierito nel girone d’andata anche corazzate del calibro di Milano e Avellino. Lo si è detto più volte da inizio stagione: Varese, per mancanza di talento offensivo, non può permettersi di giocare a punteggi alti, altrimenti il rischio che sia l’avversaria a segnare il punto in più è concreto.

I biancorossi sono stati ammirevoli a Mestre per tutti e 40 i minuti e hanno costruito la loro meritatissima vittoria proprio con un’attenzione e un’intensità difensiva diffusa e prolungata. La Reyer è rimasta visibilmente scossa non solo da come la Openjobmetis ha coperto l’area, ma anche da come ha impedito una facile circolazione di palla. I tiri aperti concessi – che erano stati un tasto dolente nelle ultime settimane – sull’arco sono stati pochissimi.

Certo, Venezia ha grandi tiratori – è seconda per percentuale da tre in campionato – e perciò tutto questo poteva anche non bastare, eppure l’aver messo fuori ritmo cecchini come Dominique Johnson (solo 3 punti segnati) e MarQuez Haynes (9) ha fatto in modo che la Reyer non trovasse mai la fiducia necessaria per girare la gara a proprio favore.

Una prestazione indimenticabile, dunque, quella dei biancorossi, capaci per una volta anche di dimostrare killer instinct nei momenti decisivi: lo strappo – anche se Varese aveva toccato per la prima volta la doppia cifra di vantaggio nei primi 20’ di gara – è arrivato nel quarto periodo, quando Venezia si era pericolosamente riavvicinata. La Openjobmetis non si è fatta intimorire, ha proseguito con la sua difesa asfissiante e ha giocato in attacco con grande criterio per sferrare i colpi del ko.

Ha stupito, bisogna ammetterlo, la lucidità con cui Varese ha giocato pressoché ogni possesso in attacco, riuscendo sempre a trovare la soluzione migliore: ne ha beneficiato Cain (17 punti), sempre cercato dai compagni quando De Raffaele è andato con il quintetto piccolo o quando Biligha e Watt cambiavano sui blocchi.

Altri due nomi da citare obbligatoriamente sono quelli di Matteo Tambone e Siim-Sander Vene: il primo ha giocato la partita perfetta, svolgendo il ruolo di faro designato dell’attacco (17 punti con 4/7 dall’arco); il secondo, invece, si è distinto per la versatilità e ha risposto presente con grande efficacia (5 assist e 4 recuperi) anche quando i falli di Pelle lo hanno costretto a giocare minuti da cinque. Una prova corale, insomma, che dimostra che la Openjobmetis sa vincere e può disputare un girone di ritorno interessante. Ma che, soprattutto, restituisce ossigeno ad una formazione che – pur volenterosa – cominciava a trovarsi in difficoltà.

Filippo Antonelli