Una Varese volenterosa, coraggiosa e fiduciosa nei propri mezzi. La Openjobmetis che ha affrontato la trasferta di Trento ha tenuto fede alle sue caratteristiche principali, ma non è bastato per ottenere un risultato positivo che avrebbe potuto cambiare gli scenari in ottica qualificazione ai Playoff. Un traguardo – o, sarebbe meglio dire, un sogno soprattutto dei tifosi – che a questo punto si allontana sensibilmente: Varese è a sei punti dall’ottavo posto e ha comunque altre tre squadre tra sé e la Virtus.

La Openjobmetis si è giocata al solito le sue carte con un piano partita che ha negato l’area alla Dolomiti Energia: è una scelta precisa, volta a scommettere sulle percentuali dall’arco della formazione avversaria. Trento ha tirato da due solamente 25 volte, contro una media stagionale di 40.9. Può essere una piccola consolazione per Varese: nonostante la sproporzione di talento in favore dei bianconeri, sono stati quest’ultimi a doversi adattare maggiormente e a modificare il proprio modo di giocare.

Il talento, però, serve proprio a questo: a riuscire a trovare armi vincenti anche quando si rende necessario snaturarsi. Buscaglia ha trovato diversi giocatori pronti a prendersi le responsabilità, nonostante la serata storta della stella Sutton e un Hogue sostanzialmente escluso dai giochi proprio in virtù di quella tenace difesa nel pitturato operata da Cain e compagni. Sono stati quindi i tiratori a dover trascinare Trento: Franke e uno straordinario Beto Gomes hanno messo a segno 8 delle 14 triple trentine.

Nella pallacanestro, eccezion fatta per quelle compagini in grado di imporre un dominio fisico evidente, la difesa è come una coperta: se Varese è la squadra che concede meno canestri e meno tentativi da due in tutto il campionato (rispettivamente 15.6 e 31.9 a partita), di contro è anche – per distacco – quella che permette agli avversari maggior libertà sul perimetro (30.2 tentativi concessi e 10.8 canestri subiti a partita dalla lunga distanza). Brescia – seconda in questa classifica – ne subisce 9.8 per gara, Capo d’Orlando terza si ferma a 9.2.

Non si può parlare dunque di cattiva sorte nel rilevare che ben sei squadre abbiano offerto proprio contro Varese la miglior prestazione stagionale per numero di triple segnate: si tratta di Pistoia (15 su 43 tentativi al ritorno), Trento (14 su 30 al ritorno), Cantù (16 su 42 al ritorno), Pesaro (11 su 34), Venezia (16 su 30 all’andata) e Torino (12 su 25). Reggio Emilia, pur avendone segnate 13 (su 31) nella sfida con la OJM, è riuscita a battere questo primato stagionale contro Pesaro (14).

È, infatti, un dato in stretta correlazione con la strategia biancorossa. Non vuol dire affatto che il piano non sia efficace: costringere gli avversari a rimanere fuori dall’area, indipendentemente dal numero di triple concesse, può portare al successo: lo si è visto in particolar modo nelle quattro vittorie che hanno aperto il girone di ritorno. Semplicemente – ed è il caso della trasferta di sabato sera, così come di quella di Reggio – può capitare che anche una squadra solitamente imprecisa dall’arco o refrattaria a fare largo affidamento sul tiro da tre, una volta invitata a tirare con frequenza e relativo spazio, cominci a trovare ritmo.

Dunque una sconfitta, quella del PalaTrento, maturata principalmente per due fattori: il maggiore talento dell’avversaria e l’impossibilità di superare i bianconeri per livello di energia, un tratto che contraddistingue il gioco della squadra di Buscaglia. Resta il rammarico per un secondo quarto in cui la OJM ha segnato appena 11 punti con 0/10 da due, concedendo la fuga ai padroni di casa. Ancora una volta, però, Varese ha provato a riaprire la gara. L’atteggiamento è quello giusto, la strada anche. Ora resta soltanto da sigillare la salvezza.

Filippo Antonelli