Una vittoria al 91’ contro l’ultima in classifica (subendo tre gol). Un’altra in casa di misura contro la terzultima. Dovessimo fidarci delle apparenze, il post Rezzato in casa Pro Patria (6 punti a parte), non sarebbe poi così glorioso. Nulla di più ingannevole. Perché proprio nella filigrana dei due successi con Romanese e Grumellese, potrebbe davvero celarsi il segreto del primato biancoblu. Carattere e pazienza.
Il primo decisivo mercoledì a Romano. La seconda, invece, chiave d’accesso all’1-0 rifilato ai giallorossi di Bonetti. Qualità forse banali ma non sempre altrettanto banalmente nella disponibilità di tutti. Soprattutto la pazienza che ha permesso ieri di non farsi venire strane ansie da prestazione fiaccando la resistenza dell’avversario minuto dopo minuto e assalto dopo assalto. Gutta cavat lapidem, insomma. Che in latino suona più ganzo ma è sempre la goccia che scava la roccia.

Il match dello “Speroni” ha però lasciato in stecca anche due nomi. Pescati dal mazzo senza fare torto ad altri. In ossequio alla teoria dell’alternanza. Elia Bortoluz e Jacopo Mozzanica, per intendersi. Toro Scatenato ha deciso la gara a modo suo. Di forza e senza alcun rispetto. Prendere o lasciare. Il tassametro del mestrino corre a 3 reti in 257’ giocati. Cioè, una ogni 86’. Quasi un primato. Pensando al fatto che non è mai stato in campo più di un tempo. Nel suo oroscopo ci sono altri gol pesantissimi prima di maggio. E non serve un negromante per pronosticarlo. L’ex Ciliverghe ha invece dimostrato che nel centrocampo tigrotto c’è vita oltre Pettarin. Anzi, la sfida di Javorcic da qui alla fine potrebbe anche essere quella di farli giocare insieme. Coesistenza non semplice (per caratteristiche e sistema di gioco). Ma (chissà?), forse neppure impossibile.

A proposito dello spalatino. A fare alzare il sopracciglio nel post partita è stata una sua frase non certo casuale. E vagamente sibillina: “L’ambiente non deve creare problemi dove non ci sono”. Il riferimento (par di capire, ma è poco più di una sensazione), è a qualche eccesso critico rispetto alla consistenza della rosa tigrotta e alla (presunta) assenza di un attaccante spacca porte (dai 20 centri in su per capirsi). Sulla necessità di mantenere l’ambiente compatto evitando sofismi, Javorcic ha ragione da vendere. Il richiamo all’ordine fa parte del suo ruolo. Sul fatto che giocare a Busto (in Serie D), possa comportare il privilegio (perché di questo si tratta), di posizionare l’asticella delle attese molto in alto, si può invece discutere. L’arte di vincere si impara nelle sconfitte. Quella bruciante (per quanto ingiusta), con il Rezzato, magari qualcosa lo ha comunque insegnato.

Domenica la Pro Patria osserverà il turno di riposo mentre proprio il Rezzato incrocerà il Pontisola mettendo in palio il titolo virtuale di sfidante nella volata verso la promozione. La corsa ad eliminazione è davvero cominciata.

   Giovanni Castiglioni