A soli 18 anni è stato capace di caricarsi sulle spalle tutta la difesa biancorossa che, nonostante la giovanissima età, è la meno perforata di tutto il girone con solo 4 gol subiti in 7 gare. Funziona anche l’attacco che è attualmente secondo, in compagnia di Legnano e Varesina, con 16 gol fatti, due in meno della lanciatissima Castellanzese. Nelle ultime due gare, complice l’infortunio anche di Simonetto, a sua volta giovane, Christian Travaglini si è rimboccato le maniche e ha tirato ulteriormente fuori il carattere che lo distingue nonostante l’anno di nascita: 2000.

Come sta andando questa prima parte di stagione?
«Direi decisamente bene, a parte qualche gara in cui non abbiamo dato il meglio, per il resto siamo migliorati tutti partita dopo partita. Siamo un gruppo strepitoso, Simonetto e Gestra mi hanno aiutato tantissimo soprattutto all’inizio».

Ci racconti i tuoi inizi?
«Abitando a Milano, ho iniziato da piccolino ad Assago. Poi sono passato al Rozzano di mister Mandelli che mi ha dato molto. Ha creduto in me e a capire i miei punti di forza ci è voluto tempo. Da attaccante sono passato a centrocampo, per poi trovare il mio ruolo, quello di difensore centrale. Dopodiché Brandinali mi ha portato in biancorosso, sono arrivato a Varese l’anno scorso in maglia Juniores. Dopo qualche allenamento con la formazione di Tresoldi, il salto definitivo in prima squadra c’è stato questa estate».

Contro il Cassano hai trovato anche il gol…
«Una bella soddisfazione. Siamo una squadra molto offensiva, gli attaccanti aiutano noi e viceversa».

Non solo calcio…
«Come dicevo prima, ci ho messo un po’ a trovare la mia squadra. Da piccolo ho giocato anche a basket, ma in poco tempo ho capito che non faceva per me».

È comunque uno sport che segui?
«Sporadicamente, perché tra allenamenti e scuola ho poco tempo a disposizione. Frequento l’ultimo anno del Liceo Scientifico Manzoni di Milano e faccio avanti e indietro in treno tutti i giorni. Per fortuna Mondoni mi dà uno strappo dalla stazione a Varesello. La mia materia preferita è biologia. Penso che proseguirò gli studi intraprendendo Scienze Motorie, ma prima devo pensare agli esami».

È vero che hai un tifoso fedelissimo?
«Sì, mio papà. Da quando gioco non si è mai perso una partita. Mi supporta e soprattutto mi martella sempre, anche quando gioco bene, per non farmi montare la testa. Anche mia mamma viene volentieri a guardare le partite. Sono figlio unico e ho la fortuna di avere due genitori molto presenti nonostante siano separati».

Domenica arriva l’Alcione e poi ci sarà la trasferta a Legnano con di mezzo l’impegno in Coppa in casa del Verbano…
«Domenica prossima affronto un po’ il mio passato perché prima di approdare al Rozzano andai all’Alcione, ma mi scartarono per il mio fisico. Diciamo che avevo la stessa muscolatura di adesso, ma ero alto la metà; un po’ tracagnotto insomma. Riguardo al Legnano ci penseremo più avanti, di sicuro è una delle sfide più stimolanti, ma pensiamo a un obiettivo per volta».

Obiettivi?
«Non ci nascondiamo, siamo ambiziosi, vogliamo crescere e far bene. Io punto a migliorarmi giorno dopo giorno e in questo il mister mi aiuta molto. Arriveremo sino in fondo».

Elisa Cascioli