Sabato 22 aprile 2017, uno dei giorni più bui della storia del ciclismo moderno. La notizia più inaspettata, da lasciare tutti increduli. Siamo a Filottrano, una piccola cittadina marchigiana. È mattina, e un uomo, un papà, un marito, un ciclista, un campione, esce come sua abitudine per l’allenamento quotidiano. La mente di questo uomo viaggia felice e veloce tra il ritorno a casa dai suoi piccoli gemelli, a un flash sulla recente vittoria di tappa al Tour of the Alps, alla preparazione in vista del Giro d’Italia. È una giornata tranquilla, come tutte le altre, e il sole splende sulle colline marchigiane. Ma qualcosa, quel giorno, va storto.

Ogni sogno, ogni pensiero dolce e spensierato della vita di Michele Scarponi, viene interrotto per sempre ad un incrocio stradale. Da quel momento niente sarà più come prima. Il 22 aprile 2017 qualcosa si è spento nel mondo del ciclismo e di tutto lo sport in generale. Si è spenta una luce bella, preziosa, che illuminava tutto il gruppo. Michele se ne è andato, e con lui è scomparso il sorriso più bello del ciclismo. Il mondo delle due ruote, e non solo, ha perso un grandissimo punto di riferimento. Michele era l’anima pulita di questo sport così tremendamente bello e dannato.
“Scarpa” era il tipico corridore che ogni direttore sportivo vorrebbe in squadra: generoso, sempre sorridente, carismatico, dal cuore leggero. Uno di quei campioni indispensabili in gruppo. Quel gruppo che continua a pedalare veloce, cerca di andare avanti, ma che non dimentica l’Aquila di Filottrano.

michele-scarponiDalla sua squadra, l’Astana, a tanti altri corridori, in questi 365 giorni, sono state tante, tantissime, le volte in cui qualcuno di loro ha alzato le braccia al cielo salutando Michele con una vittoria. Siamo passati dal Giro 100, ancora frastornato dalla sua recente scomparsa, e che ha vissuto tre lunghissime settimane nel suo ricordo. Siamo finiti dritti all’ultima edizione della Tirreno Adriatico che ha fatto tappa a Filottrano, proprio in suo ricordo, con la moglie Anna e i piccoli Giacomo e Tommaso a premiare il vincitore, circondati da striscioni e palloncini in ricordo dell’amato marito e padre meraviglioso. C’era anche Frankye quel giorno, l’ormai famosa pappagallina che accompagnava e allietava Michele durante i suoi allenamenti quotidiani.
Infine, il Tour of the Alps, l’ultimo palcoscenico di Scarponi, dove il 17 aprile 2017, ha conquistato la sua ultima ed emozionante vittoria che tutti gli italiani aspettavano da così tanto tempo. E dove, esattamente un anno dopo, la sua Astana, si è aggiudicata ben tre vittorie su cinque tappe in programma con Pello Bilbao, Miguel Angel Lopez e Luis Leon Sanchez.

In questi 365 giorni la famiglia Scarponi in primis, e tutto il movimento ciclistico italiano, e non solo, si stanno muovendo affinché ci sia più sicurezza sulle strade. La scomparsa di Michele è stata solamente la più dolorosa di tutte le perdite che ci sono state in questi anni, dentro e fuori dalle competizioni. Dai ciclisti professionisti, ai cicloamatori, alle persone comuni. Nessuno può dimenticare, nessuno può permettersi di rimanere indifferente davanti a certi avvenimenti. Bisogna fare molto di più, aprire gli occhi e rendersi conto che un semplice ritardo di pochi secondi o un telefono lasciato al suo posto possono fare la differenza, possono essere importanti per salvare la vita di un uomo, un marito, un padre, un figlio. Com’era Michele, una persona qualunque, uno di noi, un uomo che aveva ancora tutta la vita davanti a sé, per continuare a sorridere, a splendere, ad emozionare; ma che ha spiccato il volo troppo presto, lasciando dentro di noi un vuoto difficilmente colmabile.

Lisa Guadagnini