Di questi tempi due punti sarebbero stati oro, anche se arrivati principalmente per un regalo dell’avversaria e al termine di una prestazione tutt’altro che sufficiente. Eppure nemmeno così – con una Brindisi che ha sprecato dieci punti di vantaggio nell’ultimo minuto dei regolamentari, concedendo quindi ai biancorossi tutta l’inerzia – Ferrero e compagni sono riusciti a sbloccarsi in trasferta.
Se le sconfitte di misura di Milano e Avellino lasciavano comunque ben sperare per le partite successive, quelle di Pesaro e Brindisi – al di là dell’entità dello scarto – sono due mazzate per il morale e per la classifica. In entrambi i casi, infatti, la Openjobmetis ha concesso all’avversaria almeno tre quarti di gioco senza trovare le soluzioni per arginare il pur poco talento a disposizione di Leka e Vitucci.
Ed è così che anche la Happy Casa, ultima in classifica con due vittorie nelle precedenti dodici gare di campionato, è parsa – per i primi 39 minuti dei regolamentari e per i cinque del supplementare – più fluida e solida di Varese in attacco. Caja ha avuto dai suoi, eccezion fatta per la grande prestazione di Nicola Natali (tre triple segnate), solo fiammate di Okoye e Cameron Wells.
Brindisi, invece, soprattutto nel supplementare, ma anche per buona parte della gara, ha trovato soluzioni collettive, basando il proprio attacco sul fosforo del professor Tepic e riuscendo a dominare a proprio piacimento una difesa biancorossa spenta come non mai. Cain e Pelle sono sembrati totalmente impreparati dinanzi ad un giocatore a tre dimensioni come Cady Lalanne, lasciato sempre libero di scegliere tra la conclusione dalla distanza, il tiro in avvicinamento e il passaggio vincente per un taglio.
Emblematica l’azione che ha sostanzialmente regalato la vittoria a Brindisi sul finire dell’overtime: tutti i giocatori della Happy Casa hanno toccato un pallone che ha girato vorticosamente sul perimetro, fino a permettere ad uno strepitoso Donta Smith (22 punti e 6 assist) di trovare il corridoio per il canestro e fallo. Varese, invece, si è affidata a soluzioni personali per quasi tutto il supplementare.
Non è questa l’unica motivazione della sconfitta, ma è un altro segnale che – anche contro formazioni sostanzialmente di pari livello – Varese non sempre riesce a rivelarsi all’altezza e a pareggiare l’energia avversaria, soprattutto lontano da Masnago (zero vittorie su sei trasferte). Un elemento su cui ragionare e lavorare, anche in virtù di una classifica che adesso comincia a spaventare: la Openjobmetis ha due soli punti di vantaggio sull’ultimo posto.
Non è bastato – e non è la prima volta – il grande cuore che Varese ci ha comunque messo quando la partita sembrava ormai irrimediabilmente compromessa. Il problema, però, è che contro due dirette concorrenti, nei casi delle trasferte di Pesaro e Brindisi, la Openjobmetis ha dovuto inseguire per 40 minuti a causa di tre quarti (e ieri anche oltre) lontani dalla sufficienza. Se a Pesaro il problema era stato l’attacco, ieri la difesa non è stata all’altezza e i punti (anche facili) concessi agli avversari sono stati troppi.
Il calendario è preoccupante perché alla prossima Varese incontra una Vanoli Cremona in grande forma e poi ci saranno Torino, Venezia (trasferta), Milano, Cantù (trasferta) e Brescia. La Openjobmetis deve provare a risolvere alcune delle sue contraddizioni (su tutte Hollis, che ha giocato per 11 minuti senza sussulti) e aspettare il mercato per risollevarsi il più in fretta possibile. La strada è lunga.
Filippo Antonelli