Didascalia alla foto sopra. Quello in mezzo è Danielino De Grandis, a sinistra c’è Matteo Serafini e a destra… Matteo Serafini. No, vabbeh…ci dev’essere un errore. Nessun errore. Allora, ricapitolando. In mezzo Danielino, arcinoto tifoso tigrotto ormai calato anche nelle parte del bravo intervistatore; a sinistra Matteo Serafini, 6 stagioni, 199 presenze e 75 reti in biancoblu; a destra l’altro Matteo Serafini, gestore del Mind the Gap di Milano e (casuale?) ospite della serata che l’Associazione 100 anni di Pro ha voluto esportare mercoledì scorso a Porta Romana per presentare anche sotto la Madonnina l’omonima raccolta di racconti di Carlo Albè.
Tra birra, Fish & Chips, darts (al secolo le freccette) e Aberdeen – Glasgow Rangers sugli schermi l’atmosfera british era oltre i limiti di guardia. Ma il reading (ok, facciamo la lettura) ha saputo riportare la Pro Patria al centro del villaggio. Garantendo a Nonno Teo Serafini (quasi 41 anni ma ancora in pista con il Calvina nella sua Calvisano in Serie D), lo spazio per qualche frammento di passato. L’innesco sono le parole di Bruno Roghi che nel ’31 sdoganarono l’appellativo di tigrotti: “Il campo dei bustesi è l’antro della tigre: chi ci si avventura ci lascia la pelle… Allora si delibera di conferire a questi giovinotti, una volta per sempre, la qualifica di “tigrotti”…con tanto di unghioli e con quel loro caratteristico modo di balzare addosso agli avversari che neppure hanno il tempo di tirare il respiro…”.
A Serafini scatta l’amarcord: “C’è una targa nello spogliatoio dello “Speroni” con quelle parole. Quando arrivava qualche nuovo giocatore, noi vecchi facevamo leggere quelle frasi. E dicevamo: Visto? Adesso avete capito che maglia portate”. Non manca lo sguardo ai momenti più duri: “L’altra settimana in campionato abbiamo incontrato l’Axys Zola. Sai chi c’era in porta? Melillo (numero uno biancoblu arrestato ai tempi dell’inchiesta Dirty Soccer, ndr). L’ho rivisto in campo è ho pensato: come passa il tempo…”. Lo spirito di appartenenza resta quello dei giorni migliori: “A gennaio del 2015 avevo l’Alessandria che spingeva per prendermi. Nonostante la situazione disperata e quello che stava accadendo fuori dal campo, ho voluto rimanere. Mi sono detto: prima di andarmene, voglio salvare questa squadra. Non fosse scoppiato il caso poco prima dei playout, ce l’avremmo fatta. Peccato…”.
Alla fine salta fuori persino una maglia del Brescia stagione 2006/2007. E’ la numero 8 targata Serafini (quella della tripletta a Buffon in B) appartenente al Serafini (oste) e firmata dal Serafini (calciatore). Sempre pensato che Matteo fosse unico. Adesso (però) bisogna ricredersi.
Giovanni Castiglioni