E’ cresciuta con la palla a spicchi in mano, come giocatrice ha calcato i parquet di mezza Penisola in Serie A1, ha indossato la maglia dell’Italia per tutte le giovanili e anche quella della nazionale senior 3 contro 3 e in estate è tornata a respirare l’azzurro in un’altra veste, quella di psicologa dello sport: è questo il bellissimo percorso di Alessandra Visconti, attuale giocatrice della Pallacanestro Femminile Varese che, da Torino, si è stabilita a Varese e che, proprio nella Città Giardino, sta muovendo i suoi primi passi in questa professione sempre più richiesta.
Che cosa significa essere psicologa dello sport?
“Sono laureata in Psicologia e recentemente ho concluso un Master in Psicologia dello Sport a Milano. Ora faccio parte dello staff medico del Medical Point di via Veratti a Varese e ricevo lì sia pazienti che hanno bisogno di un sostegno psicologico più generale, sia atleti che vogliono migliorare le proprie prestazioni oppure pianificare degli obiettivi, aumentare le motivazioni o gestire l’ansia da prestazione. Sono molti i campi in cui una figura come la mia può essere di supporto e spesso gli sportivi non sono consapevoli di quanto sia importante essere seguiti da uno psicologo dello sport. Fino a qualche anno fa non ci si rendeva conto del prezioso ruolo del preparatore atletico, mentre ora, finalmente, lo si è capito e non c’è squadra che non ne abbia uno. Ecco, lo stesso si può dire per lo psicologo dello sport, il cui lavoro è indispensabile quanto quello di un preparatore atletico”.
Tu, inoltre, sei un’atleta e questo è un plus per capire le esigenze degli sportivi.
“Parlo per esperienza personale e sono sicura che se avessi incontrato nella mia carriera uno psicologo dello sport mi sarei sicuramente evitata tante delusioni e altrettanta ansia e mi sarei fatta accompagnare nel mio percorso. Spesso, una figura come la mia serve anche ai genitori per aiutarli a non mettere troppa pressione al figlio e per gestire le aspettative su di lui. Il mio è un lavoro che si basa sulla relazione con la persona che ho davanti e insieme possiamo raggiungere gli obiettivi stabiliti. Mi ha fatto molto piacere che la giovanissima Bianca Andreescu, poco dopo aver battuto una leggenda del tennis Serena Williams nella finale degli US Open, abbia parlato di visualizzazione, un concetto molto importante nel mio mestiere. E’ fondamentale visualizzare un traguardo, un sogno, un’aspirazione per far sì che questo possa realizzarsi concretamente. Lei ha sempre sognato di vincere contro il suo idolo Serena Williams e ce l’ha fatta”.
Recentemente hai portato questi concetti ai ritiri delle nazionali giovanili italiane femminili di basket che, per altro, poche settimane fa hanno fatto benissimo agli Europei di categoria.
“Sono stata a Roma al raduno dell’Under 16 che ha conquistato la qualificazione ai Mondiali di categoria, a Pesaro a quello dell’Under 18 azzurra che ha vinto l’oro agli Europei e a Bormio a quello dell’Under 20 che, come l’Under 18, è salita sul gradino più altro del podio agli Europei. Ho portato fortuna! A parte questa battuta, mi sono ricordata di me ragazzina che partecipavo a questi ritiri con l’Italia e ho cercato di parlare con queste cestiste in erba, con gli allenatori e con lo staff considerando le dinamiche interne al gruppo. In particolare, mi sono soffermata sulle atlete facendo capire loro quanto siano fortunate a vestire la maglia azzurra e che gli eventuali no ricevuti in nazionale o nei club non sono definitivi né da riferire alla persona in sé, ma vanno ricondotti alle esigenze tecniche di una squadra in un determinato momento. Inoltre, a Chianciano sono stata a contatto anche con la nazionale maggiore ed è stata un’esperienza altrettanto positiva e di alto livello”.
Qual è il percorso che ti ha portato a svolgere questa professione?
“Ho iniziato il liceo artistico a Torino, la mia città, con il desiderio di diventare architetto. La pallacanestro poi mi ha portata a terminare le superiori a Milano perchè giocavo nella Geas Sesto San Giovanni. Non sono stati anni facili lontana da casa e dai miei amici storici, ma con l’inizio dell’università le cose sono cambiate in meglio. Nel frattempo, ho abbandonato l’idea di fare Architettura e ho virato su Psicologia che mi è piaciuta tantissimo fin da subito e che ho frequentato tra Padova, la triennale, e Torino, la magistrale, mentre giocavo tra Schio, Cavezzo e Lucca. Ho fatto il tirocinio a Genova e l’esame di stato a Firenze e, in ultimo, il master in Psicologia dello Sport a Milano. Ho girato parecchio per via della pallacanestro e questo mi ha permesso di conoscere molte persone e aprire la mia mente. Il mio prossimo obiettivo è accompagnare nel suo percorso un atleta che parteciperà alle Olimpiadi; da atleta non ci sono andata, ma da psicologa dello sport spero di sì”.
Dal punto di vista sportivo, quali sono i tuoi ricordi più belli?
“Senza dubbio mi è rimasta nel cuore la vittoria della Coppa Italia con Costa Masnaga nella stagione 2016/2017. Le finali si disputavano proprio a Costa Masnaga e non ci presentavamo come le favorite; anzi, ci siamo qualificate per le Final Four proprio per il rotto della cuffia. Poi, però, partita dopo partita abbiamo acquisto sempre più consapevolezza in noi e da outsider abbiamo vinto il trofeo. E’ stata un’emozione intensa, la più bella della mia carriera. In azzurro, invece, ricordo con piacere soprattutto la trasferta in Brasile per il campionato del mondo universitario e quella in Cina per i Mondiali. Devo senza dubbio ringraziare la pallacanestro che mi ha permesso di vivere emozioni intense e di visitare posti in cui probabilmente non sarei mai stata altrimenti”.
Il tuo presente è la Pallacanestro Varese Femminile. Come va la preparazione? Che obiettivi avete?
“Per il secondo anno vestirò il biancorosso e sono contenta di essere rimasta. Non volevo smettere di giocare dopo una retrocessione amara dalla A2 e, dunque, ho deciso di dare il mio contributo almeno per quest’anno in cui proveremo a ritornare in A2. Siamo una delle formazioni più attrezzate del girone e abbiamo buone ambizioni. La rosa è composta per lo più da ragazze giovani e che provengono dal nostro settore giovanile e io sarò un po’ la loro chioccia e le aiuterò a crescere. Quanto al coach, l’ho sempre avuto da avversario e ho una grande considerazione di lui. Finora la preparazione sta andando bene e stiamo lavorando per arrivare pronte all’esordio del prossimo 29 settembre a Macherio contro San Gabriele”.
Per info: 3DiciFlow su FB e Instagram
Laura Paganini