Combattenti, mutilati, reduci di guerra. I padri fondatori della Pro Patria che esattamente 100 anni fa decisero di rimettere insieme i cocci delle precedenti realtà sportive spazzate via dal primo conflitto mondiale, erano tutti segnati dall’esperienza bellica. Il carattere indomito e combattivo che proverbialmente si attribuisce ai giocatori biancoblu più che della retorica è quindi figlio di una precisa linea ereditaria. Quando si dice il DNA, insomma. Certo, il calcio a Busto era nato molto prima. Sicuramente nel 1909 con l’Aurora. Plausibilmente anche più a ritroso attraverso l’attività amatoriale svolta nell’alveo della Pro Patria Ginnastica. Ma le ricorrenze (si sa), spesso rispondono a banali convenzioni. E quella legata alla ripartenza dell’Unione Sport Bustese Pro Patria et Libertate dopo la tragedia della Grande Guerra, oltre che storicamente attendibile è anche terribilmente suggestiva.

Oggi la Pro Patria compie 100 anni. Auguri! Un secolo di storia portato benissimo. A dispetto dei tanti guai che hanno caratterizzato gli ultimi 5 lustri. Ma il presente è luminoso come mai negli ultimi 50 anni. Non certo per caso. Grazie a Patrizia Testa che come il cavalier Carlo Marcora nel 1919 ha saputo tradurre l’orgoglio cittadino nella passione per la sua icona sportiva. Magari (anzi, certamente), meno seguita di un tempo. Ma comunque accompagnata da un allure inimitabile. Tigrotti allora, tigrotti oggi, tigrotti sempre.

Non c’è più nessuna guerra da cui essere reduci. Ma lo spirito è rimasto immutato.

Giovanni Castiglioni