Coch Caja ha plasmato una Pallacanestro Varese a sua immagine e somiglianza. Una squadra di veri duri, che non molla mai nemmeno di un centimetro, che, in tutta una stagione, raramente ha perso con scarti importanti arrivando sempre a giocarsi il successo fino all’ultimo secondo disponibile.
“Penso sia uno dei più grossi meriti di questa squadra anche alla luce del doppio impegno settimanale – afferma il coach pavese –. Se poi consideriamo che questa è una novità per quasi tutti i miei giocatori e guardiamo alle difficoltà che hanno incontrato le altre squadre italiane col doppio impegno, si capisce la portata del nostro campionato. Penso che non mollare in nessuna gara sia uno dei grandi meriti di questa Varese. Sfrutto ogni occasione per ringraziare i miei giocatori per la loro abnegazione e per il lavoro quotidiano, sia fisico che mentale”.

Si nota, però, una differenza tra la brillante versione casalinga e quella da trasferta dove spesso faticate a macinare punti.
“Non mi sembra corretto parlare di alti e bassi in relazione al dove. Ad esempio, abbiamo dominato sia ad Avellino che a Brindisi, salvo poi perdere ai punti. Se questi vengono considerati dei bassi, ritengo che bisogna sempre ricordare con che ambizioni siamo partiti. Se a inizio stagione ci avessero detto che avremmo perso a Torino, penso che nessuno si sarebbe meravigliato. E’ un campionato dove fuori casa regna grande equilibrio: ciò vale per quasi tutti, ad eccezione delle prime tre, Milano, Venezia e Cremona. E poi, in Coppa, abbiamo vinto gare toste lontano da casa come a Sassari o sul campo di Groningen o, ultima, quella di Ostenda. Proveremo a ripeterci anche in Germania”.

Al di là della costanza di rendimento di alcuni elementi, non ritiene, però, che i veri barometri di questa OJM siano Moore e Archie? L’assenza di quest’ultimo si è sentita, ad esempio, a Torino.
“No, non penso siano loro la nostra cartina di tornasole. Reputo, invece, che lo sia Avramovic. Aleksa ha un rendimento altalenante tra casa e trasferta, ma è proprio lui ad essere il nostro barometro. Credo che le sue prove siano le più determinanti per le nostre vittorie o per le nostre sconfitte. Molto più di quelle di altri suoi compagni”.

Cosa cambia a livello tecnico nel preparare le partite con il doppio impegno settimanale?
“Cambia tantissimo e devo ammettere che per noi è stato di fondamentale importanza il precampionato. Avevamo tutti i giocatori presenti e, in quei 50 giorni, abbiamo posto la base tecnica con situazioni di attacco e di difesa. Poi, con l’inizio della Coppa, abbiamo dato solo delle spolverate. Inoltre, sono state molto importanti quelle settimane di pausa per le Nazionali dove abbiamo potuto inserire degli ulteriori concetti di gioco. Durante la stagione bisogna dosare attentamente l’allenamento e il riposo. Si cerca di fare più un lavoro di qualità che di quantità inserendo dei piccoli granelli tecnici”.

Sabato sera arriva la corazzata Milano. Come la si può battere?
“Veramente è un’impresa proibitiva. Ritengo che debbano concatenarsi tante cose al di là dei discorsi tecnici. Dovrà essere la nostra miglior partita contro una Milano che non deve disputare la gara al meglio delle sue possibilità. Dovremo giocare molto bene e tutti i miei giocatori dovranno disputare l’incontro perfetto. Ecco, alla fine la verità è molto banale: dovremo avere una qualità di gioco ottima per portare a casa un super successo”.

Matteo Gallo