La Final Eight di Coppa Italia come vero punto di passaggio della stagione. Le Finali in programma a Firenze come vero spartiacque tra un prima e un dopo. Andrea Conti, general manager della Pallacanestro Varese, da addetto ai lavori esperto e rodato, sa benissimo che dopo il 3 marzo inizieranno davvero tutte le corse verso i vari traguardi: playoff e salvezza. Dopo il 3 marzo, come se fino adesso, fosse andata in scena una grande finzione.
“Beh, finzione magari no, però – sottolinea Conti – è vero, e le ultime annate sono lì a dimostrarlo, che dopo la Coppa Italia il campionato subisce sempre una brusca impennata e tutte le squadre, come se una mano misteriosa avesse acceso un interruttore, iniziano a giocare in modo diverso. Dietro questo comportamento non c’è una vera ragione, ma checchè se ne dica, questi sono i fatti. Incontrovertibili”.
Come arriva l’Openjobmetis a questo appuntamento?
“Con grande entusiasmo, prima di tutto. E un livello di felicità e di soddisfazione che, credo, in città a questo punto della stagione, mancavano da tanti anni. Intorno a me sento tutta la passione, l’interesse, la gioia per aver riportato Varese verso l’alta classifica. Ma, di più, sento l’orgoglio di chi, tifoso sfegatato, tranquillo sostenitore, amante della Pallacanestro Varese, è consapevole di essere giunto a questo obiettivo attraverso una strada diversa dal denaro a palate. C’è, insomma, l’orgoglio di essere approdati alla kermesse toscana appoggiandosi a valori “antichi” e forse desueti: la riconferma di un gruppo, la solidità garantita da un lavoro di qualità, l’incondizionata fiducia negli uomini che sono stati scelti durante l’estate. In un mondo che ormai trova più comodo e facile cambiare giocatori come se fossero le tanto chiacchierate “figurine”, quello di Varese mi sembra un comportamento diverso e rilevante. Il nostro sesto posto attuale è figlio esclusivo della professionalità espressa da un gruppo che, pur avendo un valore complessivo probabilmente inferiore a tante squadre che ci seguono in classifica e svolgendo alla lettera e con grandissima “fede” le indicazioni e i dettami di coach Caja, ha saputo riempire il gap versando litri e litri di sudore durante la settimana. Dal canto suo Attilio, bravissimo a spaccare il capello in quattro e a lavorare sui dettagli, anche quelli più nascosti e reconditi, ha messo insieme un sistema di gioco sofisticato e calibrato alla perfezione sulle caratteristiche della squadra. Totale generale: noi contenti per le scelte effettuate; staff tecnico e giocatori soddisfatti per i risultati ottenuti grazie all’impegno profuso; tifosi felici per una stagione che si sta sviluppando in modo sereno e con risultati superiori alle aspettative. Esaurita questa lunghissima premessa, Varese arriva alla Final Eight gasata per la vittoria ottenuta a Trieste e, finalmente, per una prestazione che ci restituisce una OJM di nuovo in forma dopo la piccola flessione innescata da stanchezza mentale, qualche acciacco e il bisogno evidente di tirare il fiato da parte di alcuni titolari. Non siamo e non saremo al 100%, ma di nuovo pronti, e al pezzo, lo saremo di sicuro”.
Hai accennato alla solidità di un gruppo che ha inserito solo Salumu al posto di Bertone: qual è la tua valutazione al riguardo?
“Prima di tutto stiamo parlando di due giocatori con caratteristiche tecniche, fisiche e qualità diverse. Jean, è certamente un giocatore di classe superiore, con un curriculum importante e vincente che, non a caso, in un recente passato gli ha regalato il “focus” di alcuni grandi club europei. Direi che dopo un iniziale periodo di assestamento e di apprendimento, si sta calando molto bene nel ruolo, mai facile, mai semplice, di cambio che deve produrre subito qualcosa appena esce dalla panchina. Però, Jean, da ragazzo intelligente e attento, ha capito in fretta cosa ci si attendeva da lui e gara dopo gara mi sembra sempre più in grado di garantire un buon impatto. Forse con questa mia considerazione ti stupirò ma, credimi, visto giorno dopo giorno lavorare in allenamento, ritengo che Salumu sia dello stesso livello di Avramovic. In questo momento l’unica differenza tra i due è legata al minutaggio, alle gerarchie e alle responsabilità che, come ovvia conseguenza, transitano dalle mani del giocatore belga. Tutto qui”.
A metà percorso chi, tra i giocatori, ti sta sorprendendo di più?
“Senza dubbio alcuno Tyler Cain. Con lui in campo, quindi quasi sempre, abbiamo il privilegio e la fortuna di poter schierare un playmaker occulto, abilissimo nel proporre il giusto ritmo sui due lati del campo. Tyler, poi, oltre ad essere un grandissimo lavoratore in palestra, oltre a fungere da esempio per serenità, calma, attenzione e concentrazione, trasmette tranquillità e forza d’animo a tutto lo spogliatoio senza spendere troppe parole. Insomma: il classico leader silenzioso, ma tremendamente e positivamente presente”.
Torniamo per un attimo alle tue previsioni estive e ad una griglia playoff abbastanza sottosopra rispetto a quella chiacchierata di metà ottobre 2018.
“Fortunatamente per Varese – se la ride Andrea Conti – ho “ciccato” gran parte dei pronostici. Del resto, in quel periodo, a bocce ferme, chi poteva pensare che Torino, Brescia, Trento, la stessa Reggio Emilia, sulla carta squadroni, potessero essere nella parte destra della classifica?? Quindi, al netto di tutto ciò, ancora più brava Varese a sovvertire valori e impressioni stilati alla vigilia”.
In quel periodo eri scettico anche sulla Coppa: adesso, come vedi l’impegno europeo?
“Le perplessità, specialmente quelle relative all’impegno economico, restano ancora tutte in piedi perchè, detto fuori dai denti, la coppa cui partecipa Varese rappresenta solo un costo – trasferte, arbitri, organizzazione generale, varie ed eventuali -, visto che a tutt’oggi non ha prodotto alcun ricavo. Invece, dal punto di vista tecnico, devo dire che l’impegno di metà settimana, grazie ai suoi ritmi frenetici, ci ha permesso di tenere alto il livello agonistico e sempre “fresco” quello mentale. In alcuni momenti sotto il profilo fisico abbiamo pagato il doppio impegno, ma in generale la mia valutazione, esclusivamente riferita alla parte giocata, è positiva. Adesso però comincia il bello della “danza” e, senza azzardare pronostici, dico solo che sono curioso di vedere fin dove saremo in grado di arrivare”.
Intanto, tra poche ore arriverete a Firenze. Giovedì, ore 18, salto a due tra Mathiang e Cain: come finirà?
“In campionato alla fine di novembre espugnammo il PalaRadi (79-82), mettendo in difficoltà il sistema di gioco di coach Meo Sacchetti. Però, sappiamo tutti benissimo che la Coppa rappresenta tutt’altra storia e in una gara-secca, con le ovvie e scontate implicazioni mentali, può succedere di tutto. Sappiamo altresì che dovremo fare totale affidamento sulle nostre certezze – solidità difensiva, coralità offensiva, gerarchie ben chiare e stabilite, forza di un gruppo che, di volta in volta, sa esprimere protagonisti diversi – per giocarcela fino in fondo. Sono, lo siamo tutti, comunque fiduciosi e sereni e per rispondere alla domanda dico: la contesa quasi certamente la vincerà Mathiang, saltatore incredibile, ma alla fine – conclude serafico Conti – chissà chi la spunterà…”.
Massimo Turconi