+ Aggiornamento delle ore 21 + Domani mattina alle 12 il sindaco Galimberti riceverà in Comune i giocatori del Varese.

Un freddo e lungo pomeriggio quello trascorso a Calcinate degli Orrigoni in attesa dell’arrivo di Claudio Benecchi, presidente del Varese, che ha voluto dare nuove rassicurazioni alla squadra e poi ha spiegato la situazione a stampa e tifosi presenti. Il succo è che nulla è cambiato, che la società resta ancora in sospeso in una trattativa con Fadani, a sua volta rappresentante di un fondo, e che l’operazione, qualora le opportune verifiche di Fadani siano positive, “andrà in porto nel giro di quattro/sei settimane (un tempo biblico ndr). Si tratta di una cifra importante che copra cinque o sei anni”. Una cifra astronomica che per essere sbloccata necessita a sua volta di una garanzia: quella di una lunga convenzione per l’utilizzo del “Franco Ossola”.  Lo stesso Galimberti però vuole chiarezza e serietà, finora poco dimostrata sinceramente. Insomma, un cane che si morde la coda e un Varese che rischia di sparire.

In ogni caso, trattativa a parte, più in là della prossima settimana, il Varese difficilmente potrà andare se Benecchi non provvederà alle spese più imminenti: sistemare le utenze e riaprire lo stadio, far ripartire le attività di Scuola Calcio e Settore Giovanile; far fronte ai circa 130mila euro di vertenze per evitare almeno 15 punti di penalizzazione. “Lunedì provvederò a saldare quella di Verderame” dice in merito il presidente.
“Fino al nuovo assetto societario, del quale potrei ancora farne parte, sarò io a farmi carico delle spese; la copertura ci sarà a partire dalla prossima settimana” ha garantito. Ma oramai le parole stanno a zero e servono i fatti; quelli che chiede la squadra, ancora una volta rassicurata solo a parole. “Sono convinto che i ragazzi giocheranno perché finora non si sono mai tirati indietro”.
C’è il rischio di fallire? “Se programmo è perché penso in positivo, non mi fascio la testa prima di cadere” risponde Benecchi.

La squadra invece è indecisa sul da farsi e ha chiesto di ricevere rassicurazioni dallo stesso Fadani e anche da parte del sindaco Galimberti. Fadani è stato contattato al telefono, ma non è risultato raggiungibile in quanto impegnato in una riunione.
“Scegliere di non giocare sarebbe una grande umiliazione per noi; e lo è anche il fatto di non poterlo fare a casa nostra, sul nostro campo, sul nostro stadio” esordisce Simonetto. Al suo fianco anche Camara, Gestra e Lercara che chiedono in coro “Garanzie e sicurezze sul futuro del club”. Qualora giocassero la prima di ritorno, poi, da regolamento, non potrebbero più andare altrove. “Non vogliamo abbandonare il Varese – prosegue il volto storico Simonetto – e anche se non dovessimo giocare, lunedì saremo comunque qui ad allenarci”. Intanto si ritroveranno domani mattina, sempre a Calcinate, quando decideranno il da farsi.
“Le parole non ci bastano più, serve qualcosa di concreto” sottolinea Camara. “Non possiamo rischiare di rimanere in mezzo alla strada”. In effetti, l’unica mossa che poteva fare il presidente per dare una dimostrazione forte era quella di provvedere a tappare una parte di buco delle bollette e riaprire lo stadio quanto meno per la rifinitura di domani. Questo sarebbe stato il segnale da dare: “Abbiamo richiesto al Comune tramite Pec la riapertura idrica, ma ci è stato risposto che non poteva intervenire in quanto gestione dell’Aspem e anzi ci ha sollecitato ai pagamenti per via del rischio di far gelare le tubature”, ha precisato il team manager Vescusio.

Dunque la squadra giocherà oppure no? E se di rifiuterà cosa farà il Varese? L’opzione sarà quella di ripiegare sulla Juniores (che domani giocherà comunque la sua partita)? Al momento le decisioni sono tutte rimandate a domani.

Elisa Cascioli