Se la vita delle calciatrici non è già di per sé semplice, figuriamoci quando una carriera viene anche ostacolata da cause di forza maggiore. E allora è lì che emerge il carattere della persona, la voglia di lottare per tornare a calpestare quel rettangolo verde che rappresenta tutto per chi ama il calcio.
È il caso di Manuela Seghetto, in forza alle Azalee, che è tornata a giocare e a segnare dopo quasi un anno di stop a causa di un problema al cuore. Lo scorso primo dicembre la gallaratese classe ’91 è infatti stata protagonista del 4-0 all’Alessandria con una splendida doppietta: “Ero molto tesa prima dell’inizio del match: mi sentivo come se stessi vivendo una sorta di debutto 2.0, come se dovessi dimostrare qualcosa. Poi una volta in campo mi sono tranquillizzata, mi sono ripetuta di giocare come ho sempre fatto e, fortunatamente, è andata bene”.
Cosa hai provato quando hai segnato?
“Una gioia immensa. C’è stato un calcio di rigore e le mie compagne mi hanno praticamente obbligata a tirarlo anche se io e gli undici metri non andiamo molto d’accordo (ride, ndr). Ma nel momento in cui ho visto il pallone entrare in rete è stata davvero una liberazione, lasciarsi finalmente alle spalle un anno davvero difficile. Poi è anche arrivata la doppietta su azione, per cui credo che non avrebbe potuto andare meglio di così”.
Facendo un passo indietro, quando hai scoperto di avere quel problema?
“Durante le visite mediche dello scorso anno sono state notate delle extrasistoli; in pratica il cuore non batte regolarmente. Chiaramente abbiamo approfondito la questione e mi sono recata al Centro Cardiologico Monzino: dopo vari esami abbiamo optato per l’ablazione. A dir la verità il punto in cui nascono è molto delicato, e non tutte sono state rimosse, ma essendo di origine benigna non rappresentano un problema”.
Come hai affrontato il tutto?
“È stato bruttissimo, non lo nascondo. Per chi ama il calcio non poter giocare è qualcosa di orribile e io sono stata ferma praticamente da dicembre; quando mi è stata data la notizia è stato come sentirsi crollare il mondo addosso. Poi pian piano mi sono fatta coraggio, a settembre c’è stata l’operazione e dopo la normale riabilitazione ho ricominciato ad allenarmi”.
Da come le tue compagne ti hanno riaccolto si percepisce una grande unione nello spogliatoio, giusto?
“È così. Siamo davvero un bel gruppo, lottiamo l’una per l’altra e quest’anno secondo me abbiamo anche innalzato non poco il tasso tecnico grazie a buoni innesti e a un bel gioco corale”.
Siete in linea con le aspettative di inizio stagione?
“Decisamente sì perché a dir la verità ci aspettavamo di essere un pelino più in basso. Ma come ho detto prima il gruppo c’è e le potenzialità non mancano: basti pensare a quanto abbiamo fatto bene in Coppa Italia, dove per poco non passavamo il girone nonostante la presenza del Como. In campionato diamo sempre il massimo, soprattutto contro le squadre più forti, e abbiamo raccolto ottimi risultati su campi difficili dove tutti ci davano per spacciate”.
Manca un’ultima partita per concludere l’annata; cosa ti aspetti dal match contro il Pinerolo?
“Dobbiamo cercare di chiudere al meglio questa prima fase, per poi ricaricare le batterie e ripartire alla grande nel 2020, sperando di avere l’opportunità di togliermi parecchie soddisfazioni. Attualmente credo che la mia condizione fisica sia al 50/60% : per questo voglio lavorare in modo da raggiungere al più presto livelli ottimali e, perché no, segnare qualche gol in più”.
A tal proposito, da attaccante, quali sono i tuoi punti di forza e su cosa devi migliorare?
“Bella domanda (ride, ndr). Sono veloce, e giocando esterna questo rappresenta sicuramente un vantaggio; non essendo molto alta il gioco aereo non è sicuramente il mio forte. Per quanto riguarda la seconda domanda è più semplice rispondere: tutto. Bisogna sempre migliorarsi attraverso il lavoro quotidiano e avere l’umiltà di accettare il fatto di non poter essere perfetti”.
Da donna, quanto è stato difficile farsi strada nel mondo del calcio?
“Sicuramente non è stato facile, ma quando si ha la passione per qualcosa si fa di tutto per realizzare i propri sogni. Nel palazzo dove abito c’erano praticamente solo ragazzini e io, che odiavo i giochi da bambina, scendevo in cortile per giocare a calcio con loro. In passato non c’erano le giovanili delle squadre femminili per cui ho iniziato tardi, ma da quando avevo 14 anni ho sempre giocato con le Azalee, prima a sette e poi a undici. È sicuramente una grande soddisfazione giocare a uno sport che amo”.
A livello generale il calcio femminile sta crescendo molto negli ultimi anni e ha anche molta più risonanza mediatica. Cosa ne pensi?
“È un ottimo risultato. La scorsa estate guardando le ragazze cantare l’inno in televisione durante i mondiali è stata una grande emozione, perché credo che noi tutte ci siamo riconosciute in loro. È bello che si stia cercando di assottigliare il divario con gli uomini perché sicuramente nasceranno nuove generazioni che, a differenza del passato, potranno concretamente ambire a diventare professioniste: ci saranno molte più squadre e molte più possibilità. Insomma, l’ambiente del calcio femminile si sta adoperando nella maniera migliore garantire una crescita costante e molte ragazze saranno protagoniste”.
Sarai protagonista anche tu?
“Sognare non costa nulla. Mi piacerebbe poter volare sempre più in alto e raggiungere, un domani, altre categorie”.
Matteo Carraro