Sistema 1-Talento 0. Questa, se volete, può essere l’estrema sintesi, quella davvero tirata all’osso, della partita tra Openjobmetis Varese e Happy Casa Brindisi. Una sintesi che Nicola Natali, ala della Pallacanestro Varese, non solo fa sua ma, con piacere, dovizia di particolari e tanto, tanto orgoglio, dipana ad uso e consumo dei tifosi biancorossi.
“La gara vinta contro Brindisi – dice Natali – ha messo in evidenza una volta di più che dove non arrivi col talento individuale – tecnico, fisico e atletico – puoi arrivare con le qualità innescate ed esaltate da un sistema capace di produrre pallacanestro. E, davvero, credo che in Italia siano ben poche, pochissime, le squadre in possesso di un’organizzazione tecnica e tattica come noi di Varese. Un sistema fatto di regole difensive e offensive sofisticate e con un altissimo livello di specializzazione che, però, per essere sviluppato a dovere necessita di tanto, tantissimo lavoro e di una dedizione totale. Assoluta. Anche perchè, è risaputo, con un coach esigente come Attilio Caja qualcosa di meno dell’assoluto non sarebbe tollerato”.

In buona sostanza, come successo anche la scorsa estate, possono cambiare diversi interpreti, ma la forza di un’idea, quindi del sistema “Attiliano” resta: è così?
“Esattamente. Si tratta proprio di questo. La pallacanestro voluta da coach Caja richiede, per così dire, un atteggiamento fideistico e, al di là dell’impegno e della determinazione, devi anche credere in quello che fai ed essere convinto che, prima o poi, otterrai risultati. Certo, l’approccio per gli stranieri, in particolare per gli americani, non è mai semplice. Masticare, digerire e metabolizzare tutti i dettami di coach Caja comporta un grande dispendio di energie fisiche e mentali, ma quando vedi che la cosa funziona e inizi ad apprezzarne  risultati e ragioni, allora tutto diventa più bello, esaltante. Così la fatica e i sacrifici, passano decisamente in secondo piano. Infine, è chiaro, anche il “sistema” ha bisogno di fedeli che diffondano positivamente il verbo e, in questo senso, la presenza di un nucleo più o meno stabile di italiani – Capitan Ferrero, Tambone e il sottoscritto, ma quest’anno anche un giocatore già esperto come Gandini – è imprescindibile in campo e in spogliatoio”.

Qual è invece lo stato d’animo degli avversari? Certe espressioni dal campo, tra giocatori, si osservano meglio…
“Ho l’impressione che, dovendo affrontare Varese, tutti giochino mooooolto preoccupati e, certamente, con il mal di testa perché sanno già che contro l’Openjobmetis tutto sarà maledettamente più complicato e, non di meno, si troveranno di fronte una squadra rognosa e tatticamente spigolosa”.    

Com’è il tuo bilancio ad un quinto del cammino?
“Beh, se me lo consenti, toglierei di mezzo la gara d’esordio contro Sassari nella quale, è del tutto evidente, siamo stati devastati dalla tensione e probabilmente dall’emozione del debutto. Quindi, dalla seconda giornata in avanti, possiamo dire di essere abbastanza soddisfatti perchè, come dimostra l’oggettività dei fatti, oltre ai punti già messi in cascina, anche a Bologna contro la Virtus ce la siamo giocata alla pari. Merito del lavoro, dell’entusiasmo e della carica di una squadra come la nostra che, non è solo uno sterile modo di dire, davvero non molla mai. E del resto – Nicola accenna un sorriso – con coach Caja non sarebbe davvero, realisticamente possibile”.

Non mollare mai: contro Milano sarà dunque quello il vostro mantra?
“Noi si scende sul parquet sempre con questo pensiero, ma contro squadroni di fascia superiore come, appunto, Milano, il pensiero diventa un chiodo fisso piantato nel cranio. Contro Armani entrano in gioco la voglia di lanciare la sfida e di vedere quanto sono distanti, e se davvero lo sono, i milanesi. Loro hanno già perso tre partite, oggettivamente troppe per una squadra che dovrebbe stra-dominare. Quindi, sappiamo che saranno certamente più concentrati ed il nostro compito sarà “leggermente” più difficile. Tuttavia, allo stesso, tempo, gli esempi di Brindisi, Brescia e Cremona contribuiscono a dare forza ad un pensiero: Milano, in questo momento, non è ancora la schiacciasassi destinata probabilmente ad uccidere il campionato. Insomma, saremo al Forum con serenità e determinazione per giocarcela. Come sempre”.

Serenità che definirei orientale che Natali esprime con la pacatezza di chi, in un intrigante mix tra intelligenza e forza d’animo, porta avanti lo studio del cinese.
“Dopo la laurea in Scienze giuridiche, economiche e manageriali dello sport, mi sono dedicato allo studio della lingua cinese e, proprio recentemente, ho superato l’esame di certificazione al terzo livello. Cosa ne farò del cinese? In questo momento non mi pongo il problema, ma ho comunque l’idea che tutto questo studio non sarà tempo perso e che in futuro mi tornerà utile anche perchè, basta guardarsi attorno, i cinesi sono ovunque e con ruoli sempre più importanti”.

Avrai mica già pronto un ufficio in “NBA Overseas”?
“Perchè no? Mai dire mai. Ma quello è un pensiero ancora molto distante, lontano. Il mio tempo, adesso, è tutto per Varese e per una Openjobmetis da portare ai playoff. Essere rimasti fuori per differenza canestri lo scorso anno è stata una cosa sgradevole. Molto sgradevole. Da non ripetere”.

Concludendo, auguro a Nick un classico ????   ???. Che in italiano suona:  Ya Li Da? He Kai shui. Il significato? Chiedetelo a lui. Del resto è Natali il professore di mandarino…

 Massimo Turconi