Chicca Macchi, nona ed ultima puntata. Giusto chiuderla qui. Nove, come le sinfonie di Beethoven. Tutte bellissime. Nove. Non una di più. Sarebbe ridondante. Chicca, giunta all’ultimo “spartito” col setticlavio fra le mani ricorda le persone davvero significative nella sua vita e, appunto, guardando il mondo da un oblò (cit.) prova a immaginare e descrivere il suo futuro.
“Parlando delle persone importanti – dice Chicca -, devo per forza di cose aprire due canali. Il primo canale, comprensibilmente privilegiato, è tutto dedicato alla mia famiglia. A mio papà Giorgio. Alla mia mamma Giovanna, che purtroppo ci ha lasciato prematuramente nel 2008. Alla mia sorellona Elena, che ha tre anni più di me. Ognuna di queste figure è stata fondamentale per farmi diventare la persona che sono adesso. Ognuna di loro, nei vari momenti della mia esistenza, ha fatto qualcosa di determinante, mettendo al posto giusto nel momento un mattoncino decisivo per la mia crescita. Gli episodi, gli aneddoti, i fatti sono talmente tanti, ma anche talmente intimi e privati che, davvero, non riesco raccontarne uno. Però, tutti possono capirne l’importanza e, anche, capire la mia riservatezza al riguardo.
Il secondo canale riguarda invece la mia vita da giocatrice nella quale ho avuto tantissime compagne di squadra e ho conosciuto migliaia e migliaia di avversarie e di personaggi in qualche modo legati al mondo del basket. Tuttavia, tirando le somme di questa interminabile teoria di volti, quando mi guardo attorno e penso: “Se avessi un problema, o se avessi bisogno di un aiuto, di una parola o di un parere diverso da quello del mio amatissimo contesto famigliare, a chi mi rivolgerei?”, la mia risposta è sempre quella: “Chiamerei “la Vivi (Ballabio, ndr) o la Betta (Moro, ndr), le mie fantastiche compagne ma, di più le meravigliose e sagge amiche che il mondo della pallacanestro è stato capace di regalarmi. Ballabio e Moro, pur avendo caratteri e storie diverse, rappresentano tutt’oggi le mie “boe”, ovvero quelle donne che, per come la vedo io, per attitudine naturale o per un “feeling” innato, sono sempre in grado di darmi buoni consigli e/o di “salvarmi” in situazioni di difficoltà. Poi, in questa galleria di persone importanti appare anche coach Beppe Zanforlin, che ha avuto un ruolo importantissimo nel mio progetto. Il povero Beppe che, come ben sanno tutti gli appassionati di basket varesini e non, ancora giovanissimo ci è stato strappato da un male incurabile qualche anno fa, oltre che ottimo allenatore era un bravissimo promotore finanziario. “Zanfo” nello specifico si occupava di fondi pensione ed è solo grazie a lui, alle sue insistenze, alla cura che aveva nei miei confronti, se un domani, quando smetterò di giocare a pallacanestro, potrò pensare al mio futuro con un pizzico di serenità in più. Allora, parecchi anni fa, le sue periodiche telefonate: “Chicca, ricordati di fare il versamento! Chicca, tra qualche giorno ti mando i tuoi conti aggiornati! Chicca, l’andamento del tuo fondo sta andando bene”, mi sembrava fossero un’inutile perdita di tempo, mentre adesso mi rendo conto di quanto è stato importante Beppe. Prima sul parquet, come mio primo allenatore-formatore. Poi lontano dal campo in qualità di consigliere e assistente”.

Prima, appunto, hai detto: un domani quando smetterò. Quando sarà questo “domani”?
“Ti do la notizia in anteprima: giugno 2020. Tra dieci mesi, annuncio ufficiale, “la Chicca” appende la scarpe al chiodo e quella che sto per iniziare con la Reyer Umana Venezia sarà, davvero, la mia ultima stagione. Un campionato, il 2019-2020, che mi piacerebbe vivere come il famoso e celebrato “Kobe Tour”. Ovviamente so di non essere famosa e importante come Kobe Bryant, ma ugualmente mi piacerebbe vivere in maniera intensa, anzi, intensamente affettuosa, ogni attimo della prossima annata. Vedrò e saluterò per l’ultima volta sul parquet le avversarie di una vita. Calcherò per l’ultima volta certi legni. Entrerò per l’ultima volta in certi palazzetti, in alcuni spogliatoi e vedrò, sentirò, per l’ultima volta i cori di certe tifoserie. Scenderò per l’ultima volta in determinati hotel o frequenterò, probabilmente, per l’ultima volta certi ristoranti. So già in anticipo che le “tante ultime volte” saranno diverse dalle decine e decine precedenti. Insomma: nella mia immaginazione ogni trasferta poterà con sé un “deja vu”. Un ricordo speciale. Una sensazione tutta da accarezzare e conservare con cura”.

Infine, il tuo futuro a lungo termine: cosa succederà dopo giugno 2020?
“Tre mesi ti avrei risposto: non lo so, vedremo, valuterò con calma. Adesso invece, con qualche certezza in più, ti dico che non mi dispiacerebbe iniziare una carriera da allenatrice”.

Come mai questo repentino cambio di rotta?
“Ho cambiato idea semplicemente perchè nel luglio scorso ho frequentato il corso allenatori e devo confessarti che le  numerose perplessità iniziali legate ad un mio eventuale futuro ruolo nei ranghi tecnici sono state completamente, totalmente spazzate via dall’aver conosciuto bene, da vicino, da dentro, l’ambiente dei coach. I quindici giorni trascorsi a Bormio sono stati tra i più duri e intensi di tutta la mia vita e, se parliamo di fatica fisica e mentale, mi hanno fatto rimpiangere alcuni periodi di preparazione atletica propinati da veri “assassini”. In Valtellina, giorno dopo giorno, mi sono accorta, e ho capito, che il mestiere di coach mi piace, mi affascina ed è abbastanza diverso da come lo vivevo e lo interpretavo come giocatrice. In questo senso una cosa è sicura: nella mia ultima stagione da giocatrice parecchio di quello che vivrò e vedrò sarà probabilmente proiettato verso la panchina. Poi, adesso che seppur in minima parte ho toccato con mano l’enorme lavoro che fanno tutti gli allenatori, mi vien da dire: “Ho totale rispetto per voi, fratelli!”. Fate un lavoro davvero pazzesco, ma mi piacerebbe essere dei vostri”.


Fine della nona e ultima puntata.

– PARTE 1
– PARTE 2
– PARTE 3
– PARTE 4
– PARTE 5
– PARTE 6
– PARTE 7
– PARTE 8

Massimo Turconi