In casa Varese si stanno consumando le ultime tragiche ore. Il presidente Benecchi, che una volta fallita la società dovrà spiegare le motivazioni che l’hanno spinto a diventare proprietario di un club indebitato quando non era in possesso della minima risorsa da investire, dopo aver perso tempo alla mercé di Fadani alias Berni, sta intavolando trattative disperate, ma la sensazione è che oramai non ci sia più tempo.

È stata una settimana di appuntamenti e riunioni. Prima con i dirigenti del passato che hanno cercato di capire se si poteva salvare il salvabile, poi coi vertici della Lnd, infine con altri due gruppi. Uno che riconduce ad un dirigente del recente passato che si è già prodigato negli anni scorsi e un altro invece che porta a Reggio Calabria. L’incontro con quest’ultimo, in programma ieri, non si è materializzato. C’è stato un contatto telefonico e le parti si risentiranno oggi. I nomi? Il legame tra il Varese e il gruppo calabrese è rappresentato dal marchio sportivo Onze (non Zeus) che ha vestito il Varese ai tempi della prima Serie B. Si tratta di gente che mastica calcio, che opera in un settore legato all’alimentare con un passato già nel mondo del calcio. Questo è ciò che bolle in pentola, ma il rischio che si trasformi in frittata è alto. Il Varese ha troppi debiti e non c’è più tempo.

Nessuno si preoccupa della cosa più importante, quella per cui esiste una società di calcio: giocare a pallone. Nessuna comunicazione sulla gara di domenica, nessun gesto per fare in modo che i ragazzi si presentino a Viggiù domenica e poi a Cassano mercoledì. In fondo è meglio così: giovedì Benecchi non avrà più nulla da vendere

Elisa Cascioli – Michele Marocco