Senti parlare Arianna Beretta e ti rendi conto che, ormai, tra Varese Basket Femminile e la salvezza è una questione che trascende l’umano per abbracciare aspetti più alti che, con rispetto parlando, sconfinano nel religioso. Nel divino. Infatti, il verbo più usato dal clan varesino è: credere. I sostantivi più usati sono invece fede e miracolo.
“Nelle ultime settimane al nostro interno qualcosa è cambiato e – dice Beretta, ala di Varese – non si tratta di un cambiamento legato solo ai risultati positivi raccolti nelle ultime partite. E’ in atto un cambiamento, prima di tutto mentale, che coinvolge tutte le giocatrici e ci spinge a credere in una cosa: oggi la famosa “missione impossibile” è diventata qualcosa di più vicino a noi. Qualcosa che ci fare dire: ok, ragazze, si può fare. O, almeno, ci dobbiamo  provare”.

In cosa si contestualizza questo cambio di rotta?
“Come dicevo prima, è una questione che riguarda non solo tecnica, ma anche la tattica, la mentalità e lo stile di lavoro. Adesso, scendiamo in campo più pronte e preparate sotto il profilo tattico, sappiamo bene cosa aspettarci dalla nostre avversarie e, in generale, abbiamo più certezze e punti di riferimento ai quali aggrapparci in caso di difficoltà. Poi, è chiaro, quando dalla tua parte hai maggiori sicurezze sui due lati del campo giochi con più tranquillità. E proprio la serenità di esecuzione è, credo, l’aspetto più rilevante e visibile. Abbiamo fede, o se volete, fiducia totale in quello che facciamo, giochiamo con più lucidità e soprattutto sappiamo che lavorando di squadra, aiutandoci l’un l’altra, possiamo aumentare le chance di giocarcela contro tutte le avversarie e, quindi, maggiori possibilità di realizzare quel miracolo, ossia la salvezza, che fino ad un mese fa non era nemmeno più presente nella nostra agenda”.

Da giocatrice enigmatica nell’era-Ferri ad una presenza costante e positiva (4 volte in doppia cifra nelle ultime cinque giornata) nella gestione-Visconti. Tra le miracolate ci sei anche tu: come te la spieghi ‘sta cosa?
“Me la spiego con le considerazioni fatte poco fa: adesso siamo di nuovo un gruppo compatto nel quale l’elemento fiducia reciproca è diventato prioritario, fondamentale. Ci sentiamo tutte importanti e, al di là delle prestazioni individuali, sappiamo che al nostro fianco ci sono altre ragazze sempre pronte a dare un buon contributo. Non a caso l’ultima vittoria ottenuta a Udine è stata la rappresentazione di un perfetto lavoro di squadra”.

Quindi, sabato sera (ore 20.30), in casa contro Marghera, pronte per un altro exploit?
“Prontissime, “al pezzo” e vogliose di dimostrare che – conclude la giocatrice ex Alghero, Carugate e Geas – se non molli, se ci credi fino in fondo, se hai fede in quello che fai, i miracoli possono realizzarsi”.

Massimo Turconi