Nove stagioni a Varese, nel Varese Calcio, per un ragazzo giunto nella città giardino a 20 anni sono veramente tanti. Hanno contribuito alla sua crescita non solo calcistica ma anche umana. Edoardo Gorini, il giocatore più presente di sempre nella storia dei biancorossi con 254 presenze tra il 1994 e il 2003, è arrivato poco più che un ragazzo e ha lasciato Varese da uomo maturo.
Cosa hanno rappresentato per te i 9 anni a Varese? “Ho tanti bei ricordi, è stata una scalata vincente, sono arrivato in C2 e abbiamo sfiorato la Serie B. È stato un crescendo anche con la società. Varese ha rappresentato fino ai trent’anni tutta la mia vita calcistica e non. Ancora oggi alcune delle amicizie più importanti sono legate proprio alle formazioni di quegli anni”.
Oggi avresti potuto essere a Varese per ricordare i 110 anni di storia biancorossa, un compleanno comunque particolare. “Proprio a testimonianza di quello che ti ho detto prima, ho festeggiato il capodanno a Varese a casa di amici. Una tappa fondamentale è stata il “Franco Ossola”: quanta tristezza nel vederlo così. Parlare ora di ripresa, di ripartire, con quello che sta succedendo è difficile. Se mi isolo e non penso all’emergenza coronavirus ti dico che ci sarebbe bisogno di qualcuno che si prendesse a cuore le sorti del club per ripartire passo dopo passo iniziando dalle strutture e dai ragazzi. Se non mi isolo e penso all’emergenza, spero che tutto si risolva al più presto e poi Varese riesca a trovare quel ‘qualcuno’ che si prenda cura di lui”.
Insieme al “Goro”, tra i capitani più amati c’è anche Leonidas Neto Pereira. L’attaccante più delicato, il giocatore più apprezzato dentro e fuori dal campo nella storia del Varese. Il classe 1979 ne ha scritta una parte importantissima. Approdato a Varese dopo tanta gavetta in Serie D, dal Veneto si è trasferito nella Città Giardino dando una svolta alla sua vita. In tre stagioni ha conquistato la Serie B disputando poi quattro stagioni davvero esaltanti ed emozionanti. “Posso dire senza dubbio che il biancorosso mi ha cambiato la carriera e anche la vita – ci aveva raccontato un anno fa – Sono cresciuto come calciatore ma anche come uomo in un ambiente che è diventato casa mia”. Dove, infatti, si è costruito una famiglia con la sua Elena e la bimba Bianca.
Ha lasciato il Varese a malincuore, dopo il fallimento del 2015. In totale ha collezionato 154 partite in 5 anni totalizzando 31 reti, è tra gli attaccanti più prolifici della storia del Varese.
Ma il record di gol in una sola stagione appartene al bomber d’Eccellenza… Carmine Marrazzo. In una sola annata è entrato nel cuore dei tifosi a suon di reti. Il totale? Ben 33, fondamentali per portare a casa la larga vittoria del campionato e il salto in Serie D. “Sono onorato di essere un pezzo di storia del Varese e che la gente abbia di me un bel ricordo così come io ce l’ho di quella annata. Ancora oggi, pensarci mi mette i brivi per quell’atmosfera unica che si era formata e che non ho più trovato. Giocare in una piazza così calda ha inciso in positivo sul mio rendimento. Una bolgia ad ogni gol, nonostante la categoria, serate con i tifosi, eventi e trasferte speciali: anche nelle più infime categorie al Varese non puoi cancellare l’anima da club professionista. Un discorso che vale anche adesso”. Nella storia d’amore tra il Varese e Carminetor c’è tuttavia un rammarico: “Quello di non essere rimasto per un’altra stagione. La decisione non è dipesa da me, ma è un rimpianto che avrò sempre. Sempre forza Varese, ovunque esso sia“.
m.m – e.c.