Uno dei giocatori simbolo della scorsa stagione del Città di Varese, oltre a bomber Matteo Ponti, è sicuramente capitan Andrea Beretta. Varesino doc e tifosissimo biancorosso fin da bambino, è riuscito a coronare il sogno di vestire la maglia della sua squadra del cuore e a condurla alla promozione dalla Terza alla Seconda Categoria.
Che cosa ti porti nel cuore di questa annata?
“Quando mi hanno contattato circa un anno fa la dirigenza stava costruendo la rosa dal nulla; all’inizio non è stato facile, ci mancava qualche elemento, ma poi, a squadra fatta, è uscito il grande cuore del nostro gruppo formato da ragazzi uniti, convinti di quello che stavano facendo e consapevoli anche della responsabilità che come Città di Varese avevamo nei confronti della maglia e dei tifosi. I risultati sono arrivati e solo il Covid-19 ci ha fermati anzitempo”.

Che cosa rappresenta per te il Varese?
“E’ sempre stata la mia squadra del cuore. La mia prima volta in uno stadio è stata da bambino al “Franco Ossola” a vedere il Varese, poi ho fatto per anni il raccattapalle e per alcune stagioni quando i biancorossi erano in Serie B sono andato a tifare in curva e ho partecipato anche a diverse trasferte. Per me il Varese è sempre stata una passione viscerale e quando mi hanno chiamato non ho esitato a dire di sì: finalmente avevo la possibilità di giocare per la mia squadra e per la mia città. Sono onorato di esserci riuscito e di aver indossato anche la fascia di capitano”.

Quali sono stati i momenti più belli?
“Ricordo con emozione la prima partita della stagione, quella a Castelveccana quando a vederci sono venute centinaia di persone. E’ stato un impatto forte ed lì che abbiamo capito realmente che cosa significava indossare quella maglia e che cosa ci avrebbe aspettato durante tutta l’annata. La vittoria per 1-0 a Ponte Tresa è stata altrettanto importante perchè, al termine di una gara combattuta ed equilibrata, siamo riusciti a portare a casa tre punti fondamentali per rimanere in testa alla classifica e consolidare la nostra posizione. Impossibile non citare il match del “Franco Ossola”, ma purtroppo quel pomeriggio abbiamo perso”.

Per te scendere di categoria non è mai stato un problema e l’avevi già dimostrato qualche anno fa quando sei ripartito dalla Belfortese in Terza Categoria. Che cosa ha significato ricominciare un’altra volta dalla categoria più bassa?
“Quell’estate ho accettato di rimettermi in gioco in Terza Categoria con la Belfortese perché non mi andavano giù alcune situazioni che avevo sperimentato e vissuto in Eccellenza e in Serie D. Ero stanco e avevo anche pensato di smettere, ma la Belfortese ha riacceso in me la voglia di giocare e ho fatto benissimo: abbiamo conquistato tre promozioni consecutive dalla Terza Categoria alla Promozione ed è stata una soddisfazione immensa. Anche un anno fa iniziare di nuovo dal basso non mi ha spaventato più di tanto, anche perchè potevo giocare con il Città di Varese e scrivere con questa maglia una pagina importante. E’ stata una bella sfida e l’abbiamo vinta tutti insieme”.

Ora il Città di Varese ripartirà dalla Serie D. Ha preso la decisione corretta secondo te?
“Egoisticamente parlando, mi dispiace un po’ di non poter più essere protagonista con il Città di Varese e mi sarebbe piaciuto giocare almeno un altro anno. Ma credo, però, senza ombra di dubbio che la società abbia fatto benissimo a prendere al volo l’occasione di una fusione con il Busto 81. L’obiettivo iniziale era quello di pensare ad una fusione dopo due stagioni ma, con le nuove regole della FIGC, è stato più che logico provarci già adesso. La Serie D è un ottimo palcoscenico e si comincia ad assaporare il calcio vero. Come tifoso del Città di Varese sono contentissimo”.

Quanto a te, dove giocherai la prossima stagione?
“Ho letto che secondo alcuni ho trovato un accordo con il Ferno, ma non è vero. E’ mio fratello Giovanni ad aver parlato in modo informale con la dirigenza del Ferno, ma non ha ancora deciso nulla. Per quanto mi riguarda, non ho fretta di accasarmi e sto valutando qualche proposta che mi è arrivata. Ho avuto contatti con squadre di Terza, di Seconda e di Prima Categoria e mi sento di dire che preferirei giocare o in Seconda o in Prima Categoria. Non escludo nemmeno di seguire mister Iori se dovesse continuare ad allenare tra Prima e Seconda Categoria”.

Che rapporto hai con lui?
“Non è citato spesso ma ha contribuito tantissimo prima a formare la rosa e poi ad amalgamare il gruppo al Città di Varese. E’ un allenatore che ha vinto molto, ha esperienza da vendere e la sua mano si è vista. Ha la giusta mentalità e condividiamo la stessa idea di calcio. Lo stimo tanto”.

Oltre a te, in famiglia anche i tuoi fratelli Giovanni e Giacomo sono calciatori.
“Sì, siamo una famiglia con il calcio nel DNA. Giacomo ha ancora un anno di contratto con l’Ascoli e dovrebbe rimanere nelle Marche dove, per altro, si trova benissimo. Giovanni, invece, nell’ultimo anno ha giocato in Piemonte tra il Borgomanero e il Baveno e ora si sta guardando intorno. Non gli dispiacerebbe tornare in Lombardia”.

Laura Paganini

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